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Colpi da ko del “vecchio” centro.

Posto che, nonostante il deludente risultato elettorale, la casa dei centristi è quella giusta, conviene porci una domanda conseguente: come stare nel centrodestra?

Valori e principi

Quello che segue sarà un modesto decalogo con qualche “istruzione di uso”.

Innanzitutto, posto che fare politica per chi vince significa anche una giusta rappresentanza istituzionale e di governo, evitare ad arte di consumare il già esiguo bonus ottenuto con la facile moneta del sotto-governo.

Ciò significa maggiore libertà nel portare avanti i propri valori e principi programmatici che hanno l’assoluta priorità. Se è esagerato richiamare il vecchio slogan: “partito di lotta e di governo”, sembra invece più sensato appellarsi all’immagine della “vedetta sulla frontiera”.

Ma quali sono, solo per fare pochi esempi pratici, gli ambiti da presidiare?

In questo primo articolo ne suggeriamo due di valenza volutamente diversa.

Su tutti la galassia della famiglia, i cui valori si difendono e promuovono proprio con politiche concrete ed attive: un più agevole accesso alla casa per i giovani che intendono iniziare una vita in comune; politiche a tutela dei figli, permettendo che entrambi i genitori abbiano sempre più tempo per stare nell’ambiente domestico; la creazione di un reale pluralismo scolastico a partire dalla scuola dell’infanzia fino all’università, che riporti alla famiglia la potestà di scelta tra scuola statale e pubblica non statale, senza costi aggiuntivi; l’elaborazione di un sistema fiscale che tenga conto della famiglia come entità unica, misurando l’onere fiscale in base alla presenza di figli, disabili, anziani.

Un secondo punto sensibile riguarda il nesso che c’è tra clamorosa diminuzione degli elettori e la crisi di rappresentanza dei partiti. Il centro deve portare avanti, direi intestarsi, una doppia battaglia scomoda, costi quel che costi. Nel linguaggio pugilistico potremmo chiamarli due bei colpi da ko: riforma dei partiti, con relativo obbligo del rispetto delle regole interne e loro certificazione fatta da agenzie esterne; ritorno al voto di preferenza, che toglierebbe a segretari di partito e relativi caminetti di corrente la potestà di scegliere prima del voto chi verrà eletto.

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