Voragine o prateria aperta?
Ora davvero non si può più aspettare.
Il centrodestra vincente nelle urne a distanza di solo tre settimane è già profondamente diverso. Far finta di nulla è impossibile. Mentre il governo una volta costituito, andrà per la propria strada per il bene degli italiani, la politica non potrà più essere la stessa.
Il centro
Al centro si è aperta una voragine, che andrà colmata al più presto. La stessa Presidente in pectore Meloni e anche Salvini non solo debbono augurarselo, ma, a nostro parere, hanno l’obbligo di “favorirlo”.
Certo dovrà essere un centro diverso da quello attualmente in essere. Cerchiamo di disegnarlo con pochi primi cenni.
Nuovo di zecca nel metodo di costruzione.
Nato da una Costituente democratica in cui non ci siano più vassalli e valvassori, ma azionisti alla pari. Quindi non annessione di nessuno per incorporazione, ma pluralità libera dal basso, specialmente dai territori, che trova democratica sintesi.
Forte di una cultura nitida e ben riconoscibile.
Non dunque semplice accozzaglia di finte identità di nicchia o, peggio, inventate leadership personalistiche.
Al riguardo ci sembrano quattro i capisaldi di questa decisiva ricostruzione culturale prima che politica: ritorno al popolarismo dei padri fondatori dell’Europa; incontro tra il migliore umanesimo e le fondamentali opzioni antropoligiche cristiane; visione economica in cui il mercato sia non a servizio di se stesso, ma delle persone e della comunità; recupero pieno di una precisa idea in politica estera, che non subordini il raggiungimento di un nuovo e pacifico ordine mondiale alle mire imperialistiche o alla ragion di stato.
Deciso nel portare avanti la riforma elettorale, che assicuri sì governabilità, ma anche proporzionalità e voto di preferenza.
Identità
È evidente che il centro deve lavorare per il Paese, ma non può dimenticare le proprie esigenze di natura elettorale e deve trovare ragioni di giusta distinzione sia sul partito che sul profilo delle persone.
Solo così la voragine che si è aperta potrà diventare un’immensa prateria da cavalcare!
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