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Quale legame unisce Louis Pasteur, padre della pastorizzazione e della microbiologia moderna, con i vini prodotti in una piccola regione francese sita poco al di là delle Alpi? Il famoso scienziato, infatti, era nativo di un piccolo paesino vicino Arbois, capitale vitivinicola della Jura, e pare che alcune delle sue scoperte derivino anche dagli studi fatti sui lieviti presenti in alcuni dei vini qui prodotti, in particolare modo nelle botti scolme di Château-Chalon.

Ciò fu reso possibile da uno degli stili produttivi, di stampo ossidativo e che ha reso famoso questa regione, ma che non è l’unico: oltre ad esso troviamo bianchi di freschezza e tensione, nonché rossi di grande agilità e salinità, passando per i dolci Vin de Paille ed il Vin Jaune, che ci ricollega all’ossidazione. Esso è prodotto unicamente con il vitigno Savagnin, con 6 anni minimo di affinamento ed imbottigliato nelle tradizionali Clavelin da 62 cl.

Domaine Tissot

Una grande sfaccettatura, dunque, ma che non basta per introdurre questa splendida regione, entrata nel regno di Francia solo nel 1644 a seguito della Guerra dei dieci anni, immersa nelle sue verdi colline. Patria di alcuni dei più grandi formaggi francesi (come il Comté), essa possiede anche una forte tradizione vitivinicola plurisecolare. Nella Jura domina un clima semi-continentale, che si sposa con dei terreni variegati e marnosi, con argilla e silice. Composta da piccole realtà che ci regalano una dimensione ancora di stampo rurale, è oggi un punto di riferimento per il movimento naturale dei vignaioli, nonché una delle regioni più chiacchierate e bevute dagli appassionati negli ultimi anni, anche per via della enorme diversità stilistica.

Questa contestualizzazione è utile per introdurre quello che è diventato negli anni una della realtà di riferimento di questa regione, ovvero il Domaine Tissot.

Bénédicte e Stéphane Tissot

La storia inizia nel 1962, quando André e Mireille avviano una loro produzione di vini a Montigny-lès-Arsures, poco distante da Arbois. A partire dagli anni ’90 avviene una svolta decisa con Stéphane Tissot e la moglie Bénédicte, che implementano la loro idea, mirando ad eliminare quanto più possibile l’utilizzo di chimica in funzione ultima dell’esaltamento del terroir.

Domaine Tissot

Ciò si traduce in circa 35 ettari vitati, coltivati in biodinamica dal 2004 e certificati Demeter, dislocati tra i terroir più qualitativi della Jura, come Curon, La Mailloche, Les Bruyères e Château-Chalon, e che ritroviamo nell’idea di parcellizzazione e rispetto della tradizione che porta alla creazione di 36 differenti cuvée.

Durante la degustazione in azienda ecco alternarsi gli assaggi di botte e quelli di bottiglia, che ci hanno reso il valore della filosofia Tissot, che si esalta nella valorizzazione di ogni singola parcella, idea sublimata dagli assaggi dei vari Vin Jaune. Essi nascono su suoli differenti e vengono vinificati singolarmente, vini di stampo ossidativo che pur tuttavia riescono a mantenere uno stretto legame intrinseco con la loro origine, esprimendosi in maniera differente al sorso, sfidando anche le decadi in longevità.

Questa dicotomia racconta egregiamente la Jura, le sue sfaccettature, le sue unicità, il suo essere inconfondibile rimanendo legata alle sue origini, e, per chi la sa apprezzare, la sua magia.

DEGUSTAZIONE

Vin Jaune Les Bruyères 2015 Domaine Tissot

Veste un giallo dorato, di media massa cromatica e grande lucentezza visiva. La parte olfattiva è ricca, con le note ossidative tipiche dello stile ma non solo, tra cui spiccano sensazioni di mallo di noce, un agrume lievemente candito, note di curry e semi di senape. Bocca cadenzata, con un volume di sorso che si esplica a partire dal centro bocca, mantenendo comunque una freschezza che bilancia una struttura importante, donandogli beva. La componente salina è ben presente, soprattutto in chiusura, con sentori in linea con quelli olfattivi e che danzano tra la frutta secca e nuovamente il curry, con una parte leggermente piccante che ricorda lo zenzero.

Poulsard Villes Vignes 2020 Domaine Tissot

Calice che mostra un aspetto cromatico di un rosso vivo, luminoso, delicato nei suoi riflessi. La parte olfattiva è di una coltre sulfurea da cui emergono pian piano sensazioni agrumate, tra cui sanguinella e bergamotto, nonché note di spezia orientale e piccola frutta rossa. Il palato è giocato sulla facilità di beva, che non si traduce in banalità ma bensì in un sorso dinamico e scattante, che regala l’impressione di una accelerazione nello sviluppo della beva. I ricordi sono sempre sull’agrume, a cui si aggiungono note di un frutto rosso turgido e croccante, che ci accompagna verso una chiusura delicatamente floreale.

stephane-tissot.com

triplea.it/tissot

Stefano Berzi

Bergamasco doc, classe 1992, consegue nel 2016 il Master in gestione e comunicazione del vino ad Alma. Vincitore della terza edizione del Ruinart Challange nel 2019, arriva terzo al campionato Italiano di sommelier promosso da AIS sempre nello stesso anno. Oltre a gestire un ristorante a Bergamo, svolge anche lavori di consulenza.

Category: spa