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Il bilancio complessivo dell’invasione russa dell’Ucraina al momento risulta approssimativo ed è emersa soprattutto l’inefficacia della pianificazione logistica russa, principale responsabile della umiliante ritirata dall’Ovest. Che cosa scrive la rivista Limes diretta da Lucio Caracciolo nell’approfondimento iniziale dell’ultimo numero

Il protrarsi del conflitto in Ucraina oltre il 45° giorno mette a nudo un’amara verità per Mosca: i suoi piani iniziali sono falliti del tutto.

È quanto emerge da uno scrupoloso approfondimento condotto dall’analista militare Nicola Cristadoro e pubblicata sull’ultimo numero della rivista Limes. Un saggio dal titolo significativo: “Perché è fallito il blitz di Putin”.

LA MANCATA PRESA DELL’AEROPORTO DI HOSTOMEL NELL’ANALISI DI LIMES

Riavvolgiamo il nastro di questo conflitto, e torniamo al 24 febbraio, data di inizio delle ostilità. L’avanzata delle truppe di Mosca si è snodata attraverso un piano che prevedeva, sottolinea Cristadoro, anzitutto la fulminea  “presa dell’aeroporto di Kiev”, con le armate in marcia “su più direttrici di attacco” e l’aviazione impegnata a condurre “incursioni volte a ottenere il dominio dello spazio aereo”.

Ma il piano si è arenato immediatamente proprio a Hostomel, alle porte della capitale ucraina, dove Mosca sperava – prosegue Cristadoro – “di assicurarsi un nodo logistico che permettesse l’afflusso di ingenti quantità di materiali e truppe su Kiev”. Il blitz delle celeberrime teste di cuoio russe su quell’aeroporto strategico “è stat(o) subito vanificat(o) dalla 4a Brigata di reazione rapida ucraina”, informata già da tempo dall’intelligence USA delle intenzioni degli attaccanti e dunque perfettamente addestrata per respingere l’incursione.

Anche se i russi alla fine hanno prevalso nella battaglia dell’aeroporto, hanno dovuto subire perdite significative di uomini e mezzi, con l’effetto di compromettere la manovra di accerchiamento della capitale e soprattutto di mancare del tutto l’obiettivo più ambizioso: la decapitazione della leadership ucraina e la sua immediata sostituzione con un governo fantoccio che provvedesse a ‘denazificare’ il Paese e ad allinearsi prontamente con le direttive di Mosca.

Come evidenzia ancora l’analista di Limes, “non è accaduto ciò che il Cremlino si aspettava nei primi giorni dell’invasione, cioè un’accoglienza festosa da parte della popolazione grata di essere finalmente liberata dal ‘giogo degli oppressori nazisti’ del governo Zelens’kyj”.

LA DISPERSIONE SU FRONTI MULTIPLI E LE FALLE DELLA LOGISTICA

Non meno fallimentare, sempre secondo Limes, si è rivelata la scelta di frammentare la possente forza d’urto dei quasi 200 mila uomini mobilitati in molteplici direzioni d’attacco e di disperdere la propria azione su un gran numero di obiettivi.

La decisione di distribuire – scrive Cristadoro – “la forza di invasione su fronti multipli, ha reso difficile il sostegno logistico diretto alle unità, a causa dell’implicita dispersione delle forze in aree non contigue e non lineari, aggravata dalla necessità di allungare eccessivamente il braccio logistico con ripercussioni sui rifornimenti”.

“Tutto ciò – prosegue l’analista – ha determinato fin da subito carenze di carburante e di viveri, con conseguenti rallentamenti nella manovra offensiva”.

IL RUOLO DETERMINANTE DEI SABOTAGGI UCRAINI

Figli di una pianificazione approssimativa, l’eccessiva ampiezza e lo sfilacciamento delle linee di comunicazione hanno favorito le efficaci azioni di guerriglia delle unità ucraine, resesi protagoniste di attacchi e sabotaggi che hanno determinato – si legge nel testo della rivista italiana di geopolitica – “un isolamento logistico tra le zone dei combattimenti e le retrovie”.

“Le salve di artiglieria ucraine, poi, hanno completamente distrutto convogli logistici russi, nonostante il tentativo di mimetizzazione attuato coprendo le autocisterne con teloni di comuni autoarticolati per sottrarle alla vista degli ucraini”.

I TEMPESTIVI RIFORNIMENTI DELL’OCCIDENTE

Ciò che i russi, evidentemente, non avevano previsto è che i Paesi occidentali si sarebbero prontamente mobilitati inviando sempre nuovi lotti di armamenti arrivati senza troppe difficoltà sulla linea del fronte.

L’esistenza di un “costante flusso di armi e munizioni” ha permesso all’esercito ucraino di rafforzarne “le possibilità di resistenza”, rendendo inoltre possibile il rimpiazzo “in tempi rapidi (de)i materiali danneggiati”.

Le forze di invasione, in poche parole, sono state letteralmente falcidiate dalle micidiali incursioni ucraine, come l’opinione pubblica mondiale ha potuto vedere con i propri occhi attraverso la gran quantità di immagini in circolazione dei tank e dei mezzi corazzati distrutti

BILANCIO FALLIMENTARE? L’ANALISI DI LIMES

Per Cristadoro, il “bilancio complessivo di questa campagna militare risulta approssimativo”.  Si è resa evidente soprattutto l’inefficacia della “pianificazione logistica russa”, principale responsabile della umiliante ritirata dall’Ovest.

“A questo punto”, scrive addirittura l’analista, “verrebbe da pensare che i russi abbiano sbagliato tutto”.

Ovviamente “(n)on è così”, precisa, ma saltano agli occhi quegli “errori di valutazione, anche piuttosto gravi” che hanno fatalmente compromesso i piani iniziali costringendo ora Mosca a concentrarsi sul fronte sudorientale e meridionale.

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