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Larissa – da l’Identità

Il più siciliano dei milanesi. E il più milanese dei siciliani. Istrionico come solo i numeri primi sanno essere, Ignazio La Russa non porta a casa solo i voti dell’opposizione, ma anche le simpatie.

Nel segreto del voto, lo stimano un po’ tutti. Fosse non altro che per quella coerenza che lo vuole sempre dalla stessa parte. Da sempre. Il neo Presidente del Senato ha una classaccia che affascina in modo trasversale. Se non lo vedi e lo senti al telefono fa lo stesso. Anche la voce è uno dei suoi ingredienti. Chiama le cose con il loro nome, anche quando è un nome scomodo, ha fatto il ministro litigioso e fa il baciamano alle signore. Si diverte, facendo tardi, nella Milano da bere, ma non beve. Gioca a burraco a casa della Santanché ed è impossibile, con lui, barare: anche quando gioca, un occhio e un orecchio ti seguono sempre.

Poi le giacche un po’ comode, la cravatta sempre, la lingua tagliente.

Nel curriculum c’è anche un film con Marco Bellocchio in cui fece la comparsa insieme a missini, monarchici e liberali e qualche democristiano, in una vera manifestazione degli anni Settanta. Il titolo “sbatti il mostro in prima pagina” è stato profetico per uno che non le ha mai mandate a dire. Rivendica le origini politiche del padre e soprassiede, ma non nega, sul passaggio democristiano del fratello, quasi fosse una di quelle cose da tener nascoste nel file di quelle scomode. Per rispetto alle camicie nere, lo definì, ironicamente, “la pecora bianca” della famiglia.

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