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Al Crest Alpine Lodge & Spa bisogna venirci apposta, non è un hotel di passaggio. Si arriva nel paese di Champoluc in Valle d’Aosta e poi con la cabinovia si raggiunge a 2020 metri di altitudine la struttura, che si affaccia sulla Val d’Ayas e sul Monte Rosa. Deus ex machina è Igor Vendemia che gestisce l’hotel con la compagna Alessandra Damonte. Oltre ad essere maitre de maison è anche sommelier e vanta esperienze in hotel di lusso, tra cui l’Antica Corona Reale. D’estate, all’arrivo alla stazione della teleferica, gli ospiti vengono accompagnati in hotel con una jeep, mentre d’inverno con il gatto delle nevi. Un hotel rifugio completamente immerso nella natura, a due passi dalle piste da sci e da numerosi sentieri che conducono a passeggiate nei boschi,  dove il silenzio regna assoluto, interrotto solo da qualche muggito delle mucche che pascolano sui prati.

Igor Vendemia e Alessandra Damonte

Sono solo 18 le camere del Crest Alpine Lodge, arredate in modo semplice ma con tutti i comfort, nello stile tipico della montagna, dove prevale il legno. La lobby è invece un mix tra pezzi e lampade di design e arredi in legno grezzo, caratterizzata da una lunga parete che sporge dall’edificio, tutta circondata da grandi vetrate da cui si ammira il panorama circostante. La sostenibilità ha un ruolo importante al Crest Alpine Lodge, oltre ai pannelli fotovoltaici, vengono utilizzate stufe a legna e a pellet per il riscaldamento, inoltre viene raccolta in grandi vasche l’acqua del ruscello che passa accanto, per essere poi reintrodotta in rete.

Il punto di forza è senza dubbio la cucina, con una doppia offerta: bistrot e fine dining. Momentum è il ristorante gastronomico: un nome scelto non a caso, perché cenare qui rappresenta un momento speciale e unico, un’esperienza da vivere lentamente, assaporando i piatti che omaggiano i prodotti del territorio valdostano con un tocco internazionale e mai banale. Il ristorante gourmet è collocato all’interno di una saletta con tre raffinati tavoli in legno di diverse tipologie (noce, ulivo e ulivello) decorati con intarsi in resina realizzati da un artigiano di Lampedusa e con uno scenografico termo camino che, oltre ad essere bello da vedere, serve anche per riscaldare la struttura.

Alle redini della cucina troviamo l’executive chef Francesco Pavan, 30 anni, veneto, nativo di Salcedo, un paesino in provincia di Vicenza. Propositivo e appassionato, la sua filosofia è trasmettere attraverso le sue creazioni istanti indimenticabili, retaggio delle numerose esperienze lavorative intraprese dopo la Scuola Alberghiera di Possagno (da Ivano Mestriner a Villa Abbazia a Follina, a Lionello Cera a Campagna Lupia, fino a Heinz Beck; da Terry Giacomello dell’Inkiostro all’Armani di Milano e al Belmond Cipriani di Venezia). Nonostante l’importante curriculum vitae, il giovane chef è una persona modesta. “Una cucina d’alta quota, scevra dai condizionamenti della città.” così la definisce l’executive chef Francesco Pavan e prosegue “Non abbiamo la necessità di realizzare una cucina per apparire, per dimostrare qualcosa, per inseguire mode o per stupire o per diventare accattivanti per il cliente. La nostra è una cucina  di tecnica e rigore, ma libera, completa e ricercata.” Chef Pavan è affiancato dal souschef David Arena e dalla pastry chef Silvia Lagana che realizza grissini, pane, focacce e i dolci.

Da sx, Silvia Lagana, Francesco Pavan e David Arena

I menu proposti sono come un trekking culinario, troviamo per esempio “Verso punta Dufour a 4634slm” e “Verso punta Giordani a 4046slm”, due percorsi gastronomici in cui spiccano piatti come il salmerino di Morgex leggermente affumicato con salsa allo champagne; la trippa di vitello, fico, sambuco e latticello; la spugnola cotta nel fondo di vitello con crema di topinambur e aceto di shiso. Il risotto Carnaroli al burro acido, con variazione di tarassaco e mantecato con una fonduta di Fontina stravecchia.

Trippa di vitello, fico, sambuco e latticello

Fa da spartiacque il finocchio brasato servito con pane croccante speziato, pelle di latte, latte ridotto in cottura e salsa di liquirizia con riduzione di chinotto di Savona. Gustoso anche l’agnello di provenienza valdostana in due consistenze: impanato con mais e paprika e servito con crema di mais e pannocchia agrodolce alla piastra, mentre la coscia viene stufata e brasato e racchiusa in una foglia di verza con il suo fondo.

Tra i dessert il signature dello chef – che nasce come pasticcere – troviamo il sorbetto di albicocca, cremoso al rosmarino, crumble di nocciole, yogurt e capperi.  Igor Vendemia si occupa dell’abbinamento che non viene fatto solo con i vini, ma anche con sorprendenti cocktail che si sposano alla perfezione con le creazioni di chef Francesco Pavan.

Sorbetto di albicocca, cremoso al rosmarino, crumble di nocciole, yogurt e capperi

Vista è il nome del bistrot, proprio per la vista unica delle montagne che si può ammirare seduti al tavolo. Qui vengono proposti piatti della tradizione valdostana, ma reinterpretati in chiave più moderna. Da provare assolutamente la costoletta alla valdostana da 400 grammi, con fontina, prosciutto, salsa bernese e topinambur o lo gnocchetto di pane, sugo di arrosto, la sua carne, fiori di zucca, fonduta valdostana e liquirizia. Il Crest Alpine Lodge è dotato anche di una piccola Spa, La Vie en Rose – ciliegina sulla torta che completa l’offerta e conferma l’estrema cura verso l’ospite – con sauna finlandese, ice pool esterna, bagno di vapore, Vitarium panoramico, percorso Kneipp e una sala relax. Dopo una camminata nella natura o una sciata, è il luogo ideale per rigenerarsi.

crestalpinelodge.com

Isabella Radaelli

Giornalista gourmet, viaggiatrice e champagne addicted. Amo uscire a cena e scoprire nuovi locali, all’aeroporto mi sento già in vacanza e quando intraprendo un nuovo viaggio mi entusiasmo come se fosse il primo. Al ristorante o in qualunque altro luogo, non scelgo mai un posto a caso, perché seguo le regole del Feng Shui. Il mio motto è: “Andrò sicuramente all’inferno, ma che ci sia almeno un Relais & Châteaux”.

Category: spa