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Laura Rodriguez 08 marzo 2023 16:04

Le materie prime critiche, come il litio o le terre rare, potrebbero presto diventare più importanti del petrolio e del gas, visto che questi materiali sono fondamentali per le auto elettriche e tutte le tecnologie che saranno fondamentali nella transizione energetica del pianeta. Per questo l’Unione europea ha bisogno di assicurarsi questo tipo di materiali e punta a ridurre i rischi di approvvigionamento puntando sulla produzione e lavorazione interna. La Commissione presenterà martedì prossimo (14 marzo) l’EU’s Net-Zero Industry Act, il nuovo regolamento sull’industria a zero emissioni, secondo cui fino al 40% della tecnologia verde necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici del blocco dovrebbe essere prodotta nell’Ue entro il 2030. Per farlo Bruxelles vuole intervenire su tutta la catena, dai processi di estrazione al riciclaggio e alla lavorazione delle materie prime critiche, per ridurre i rischi di approvvigionamento e la dipendenza dalle importazioni.

Per l’esecutivo comunitario è necessario “ridurre i crescenti rischi di approvvigionamento dell’Unione […] rafforzando le sue capacità lungo tutte le fasi della catena di valore delle materie prime strategiche”, si legge nella bozza della regolamento che racchiude gli obiettivi dell’Unione in merito al livello di autosufficienza necessario per la transizione energetica. “Il 10% del consumo dell’Unione di materie prime strategiche dovrebbe essere estratto nell’Ue. Inoltre, il 15% del consumo annuale di ciascuna materia prima critica dovrebbe provenire dal riciclaggio “, si legge nel documento, come riporta Euractiv, .

Per quanto riguarda la lavorazione di questi materiali, gli obiettivi sono addirittura più ambiziosi: almeno “il 40% del consumo annuale di ogni materia prima strategica” dovrebbe essere raffinato all’interno del blocco. È senz’altro una sfida questa, dato che attualmente l’Ue dipende al 100% da fornitori stranieri per 14 delle 27 materie prime considerate critiche (come cobalto, magnesio, fosforo e altre) e al 95% per altre tre di queste, stando ad un rapporto dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (Diw). È la Cina il principale fornitore dei Paesi membri, da cui l’Unione importa il 93% del magnesio e l’86% dei metalli rari.

Proprio per evitare carenze nell’approvvigionamento, il regolamento prevede una maggiore diversificazione nella catena dei fornitori e più nello specifico mira a “fissare un parametro di riferimento per non dipendere da un singolo Paese terzo per più del 70% delle importazioni di qualsiasi materia prima strategica entro il 2030”, sostenendo allo stesso tempo vari progetti nei Paesi Terzi attraverso la strategia “Global Gateway”, un’iniziativa da 300 miliardi di euro. Anche le previsioni della Banca Mondiale, che stimano una crescita nella domanda di questi minerali pari al 500% entro il 2050, supportano le decisioni dell’istituzione Ue.

Il nuovo regolamento prevede anche un trattamento speciale per quei progetti considerati “strategici” che verranno individuati dalla Commissione insieme ad un Comitato europeo per le materie prime critiche, ancora da istituire. Viste le lunghe procedure che caratterizzano il settore minerario, a questi progetti verranno riservati dei processi di autorizzazione più snelli. “Per i progetti strategici che prevedono l’estrazione, la durata del processo di rilascio dei permessi, considerando la complessità e l’entità dei potenziali impatti, non dovrebbe superare i due anni”, si legge nella bozza. La Commissione garantirà anche un ulteriore sostegno finanziario, visto che “gli investimenti privati da soli non sono sufficienti” e che “l’effettiva realizzazione di progetti lungo la catena di valore delle materie prime critiche può richiedere un sostegno pubblico”. Al tempo stesso, si ritiene necessario che gli Stati membri colmino il gap finanziario di questi disegni.

Proprio ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stata in visita in Canada, e ha approfittato della missione per chiedere al primo ministro canadese Justin Trudeau, tra le altre cose, un sostegno nella fornitura di litio, di cui il Paese è particolarmente ricco ed essenziale per la produzione di idrogeno “verde” dell’Unione. Il Canada è l’unico Paese dell’emisfero settentrionale a disporre di tutte le materie prime necessarie per la produzione di batterie agli ioni di litio.