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«Ho iniziato come pianista, amavo suonare ma non davanti al pubblico» ricorda la leader dell’Opera di San Francisco, adesso sul podio al Teatro alla Scala per La bohème. E non è stato l’unico cambiamento…. Vedi alla voce: donne & musica

di Maria Laura Giovagnini

Questa edizione di La bohème è una celebrazione (venne allestita per la Scala esattamente 60 anni fa da Franco Zeffirelli, di cui nel 2023 ricorre il centenario della nascita) e sul podio del teatro milanese arriva chi del capolavoro pucciniano se ne intende: Eun Sun Kim, la conductor coreana che proprio con la storia di Rodolfo e Mimì nel 2012 fece il suo debutto nella direzione d’orchestra, a Francoforte. I biglietti sono esauriti da settimane, ma c’è una chance per tutti: la rappresentazione del 14 marzo sarà trasmessa in diretta dalla neonata televisione scaligera.

“Suonavo a orecchio”

Eun Sun Kim (foto Kim Tae-hwan ).

«In realtà ho iniziato a studiarla nel 2002, per un allestimento universitario» precisa la quarantaduenne Eun Sun, dal 2019 direttrice dell’Opera di San Francisco, in un italiano fluente (ma parla anche inglese, tedesco, spagnolo e francese: «La musica è una lingua universale ma se capisci le parole dell’opera ti aiuta»). Ma la sua strada all’epoca non era ancora segnata, anzi.

Il fenomeno del K-pop

«Ho cominciato a prendere lezioni di piano a 3-4 anni: mia madre – che amava cantare (tutti noi coreani andiamo pazzi per il canto, come dimostra il fenomeno del K-pop) – aveva notato che potevo imitare le cose sentite alla radio, senza conoscere lo spartito. Adoravo suonare, però a casa o, al massimo, per accompagnare il coro della chiesa: avevo il terrore del palco, a 15 anni già sapevo di non voler diventare una pianista professionista». 

“Grazie ai miei mentori”

La svolta? «Alle superiori l’insegnante di musica ha chiesto chi poteva suonare per la classe. Ho alzato timidamente la mano: “Io so suonare un pochino”. Mi ha trovato brava e mi ha chiesto: perché non ti specializzi? Le ho spiegato che avevo terrore del palco. “E allora perché non ti orienti verso la composizione?”. Neppure sapevo che all’università ci fosse questa materia… Lì la seconda sliding door: ho accompagnato al piano i miei compagni  per la produzione della Bohème e un professore ha notato certe mie qualità e mi ha spinto ad andare a perfezionarmi in Germania (come era già mio programma) ma in direzione, non in composizione… Ho sempre avuto mentori che hanno scoperto di me qualcosa che neppure io conoscevo. Li ringrazio molto. Ho lasciato Seoul pensando: vediamo come va». 

“Il segreto? Divertirsi”

Eun Sun Kim (foto Tae-ukKang).

È andata bene. «Mi divertivo parecchio, e credo che la cosa più importante sia divertirsi» dice la solare direttrice, che alterna alle parole frequenti risate. Freud come spiegherebbe la paura del palco, ma non del podio? (ride ancora) «Strano, me ne rendo conto, che non sia nervosa. Però non saprei perché. Forse perché quello è solo il momento finale? La mia professione consiste in gran parte nell’aiutare i musicisti a fare il miglior lavoro durante le prove, perché il suono viene dall’orchestra, non da me. Se muovo le mani e nessuno mi segue, non c’è nessun suono. La prima cosa che mi hanno insegnato in questo mestiere è stata l’importanza dell’umiltà». 

Ma come mai i direttori maschi restano il 79 per cento? «Davvero, ancora? Mah… La leadership – nella musica come nella politica o nel business – è sempre stata in prevalenza maschile, ma il mondo cambia, e il nostro potenziale sta migliorando in ogni campo. Un tempo – per essere sincera – evitavo di parlare delle questioni di genere. Me la cavavo ribadendo: sono nata donna, non so cosa cambierebbe a essere un uomo… Però poi ci ho ripensato: all’uscita degli artisti, soprattutto negli Stati Uniti, ci sono tante persone che mi aspettano, vogliono parlare con me e mi ripetono che vedere una donna sul podio è ispirazionale… E allora perché non parlare della professione affinché le nuove generazioni vedano che è possibile?».

“Chiamatemi Eun Sun”

“La Bohème” al Teatro alla Scala fino al 26 marzo (foto Brescia e Amisano).

In effetti c’è un detto in America pro-empowerment femminile: «Se puoi vederlo, puoi diventarlo». Ma veniamo alla terminologia: Maestro o Maestra? «So che da voi c’è la questione perché la maestra è la maestra elementare… In Spagna “Maestra” viene naturale. In Germania si va con “signora Kim” (anche Daniel Barenboim è “signor Barenboim”). Negli Usa mi chiedono: “Preferisce Maestro o Maestra? E io: “Chiamami Eun Sun, per favore, è il mio nome”.

Ah, l’autocritica

Eun Sun Kim (foto Nikolaj Lund).

Sogni da realizzare? (sospiro) «Vivere divertendomi, e poter dirmi alla sera: ok, è stata una buona giornata. E per “buona giornata” non intendo che  sia stata super felice, ma che mi abbia reso soddisfatta di me. Prima di dormire analizzo sempre come è andata, cosa ho fatto, come ho parlato, com’era la prova, mi chiedo cosa non ha funzionato come volevo, come fare la prossima volta…».

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Spero che qualche volta si faccia i complimenti. «Mhmmm… quasi mai. Sono parecchio autocritica (risatona). Non perché non mi senta mai brava, ma perché sono consapevole che si può fare sempre meglio».

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