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Centrodestra e bucce di banana.Le elezioni politiche si avvicinano. Sia che si parli di pochi mesi o di quasi un anno il traguardo è prossimo.

Per chi come noi si pone in alternativa al centro-sinistra è il momento della lucidità per evitare scivoloni letali. Ci permettiamo di redigere un piccolo decalogo degli errori da evitare ed obiettivi virtuosi da perseguire.

I sondaggi

Prima di tutto non ascoltare le sirene dei sondaggi. Come nel calcio le partite vanno giocate davvero sul campo e non nel facile terreno delle previsioni. I fattori di crisi, internazionali ed interni, sono tali e mutevoli che il risultato elettorale può cambiare anche poco prima delle elezioni.

Coesione

Secondo avvertimento: con assemblaggi che puntano sulla mera quantità si può vincere, ma non è detto che si riesca a governare. È per questo che sarebbe pericoloso e deleterio concepire l’alleanza del centrodestra come mero cartello elettorale, tipo omnibus da prendere per traghettare i singoli in Parlamento.

Programma

Terzo pilastro: non ci si unisce per semplici convenienze momentanee, ma per una convinta adesione a progetti politici e programmi di governo. La discriminante non possono essere le poltrone. La prima convergenza deve nascere da un manifesto dei valori condivisi, in un momento in cui la visione antropologica e culturale del politicamente corretto tenta rudemente di annichilire i valori della vita e della famiglia, di dimenticare i fondamenti di un’economia sociale di mercato, di considerare la politica internazionale la semplice fiera del pragmatismo o peggio del cinismo. Da tale incontro fontale non può che derivare il comune progetto di governo, comprensivo di modi, tempi e persone preparate atte a perseguirlo.

Ed in ultimo, ma solo per ordine di presentazione, il nodo delle candidature, Qui occorre essere cristallini. Se alcuni leader e notabili del centrodestra immaginassero di riempire le caselle dei collegi uninominali con mera ottica spartitoria, si assumerebbero una grande e grave responsabilità. In Toscana, solo per fare un esempio,molti collegi si giocano per poche migliaia di voti (come insegnano, per fortuna,le amministrative penultime ed ultime).

Detto questo, chi come noi si colloca al “centro”, con riferimento al popolarismo italiano ed europeo, non vuole assolutamente usare questa contingenza alla Ghino di Tacco. Esige, però, rispetto, considerazione,pari dignità. Quanti collegi in bilico potrebbero essere contendibili mettendo la persona giusta al posto giusto ed ascoltando il territorio prima di Roma?

Su questo non si può scherzare. E’ finito il tempo della delega in bianco. La politica non può prescindere dai profili personali di chi la rappresenta.

Ricordiamoci che, al momento, un italiano su due non partecipa al voto. Chiediamoci perchè, specialmente noi che abbiamo il dovere di fare politica in mezzo a persone, comunità e popolo.

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