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Berlusconi e il domani. Silvio è sicuramente un leone. Un uomo che ha una capacità di resistenza, ed un attaccamento alla vita, all’impegno civile che sono assolutamente fuori dal comune. Ma la sua situazione, pone anche importanti interrogativi sul futuro di Forza Italia e di una componente fondamentale del centrodestra.

Forza Italia

Forza Italia è sempre stata Berlusconi. Che è stato il catalizzatore, di molte esperienze politiche differenti tra di loro. Il fondatore ed il manager carismatico, intorno al quale si sono raccolti  socialisti, repubblicani,  liberal,  democristiani, ma anche figure dello spettacolo, dell’imprenditoria, della cultura.

Parlare di Forza Italia come di cui partito personale è riduttivo. Sicuramente lo è, poiché è quasi impossibile fare a meno della figura del suo fondatore per definirlo e vedervi un futuro. Ma d’altro canto il suo fondatore non è un uomo comune. È un imprenditore dinamico, uomo di spettacolo, un comunicatore brillante, un architetto del futuro.

Se in un certo senso c’è sempre stata una carenza strutturale, bisogna riconoscere d’altro canto che Berlusconi ha saputo attrarre grandi competenze ed una classe politica di prima qualità. Dietro di lui non c’è mai stato il vuoto. Non si è contornato di meri esecutori. Ma di eccellenze.

La differenza

Se Forza Italia è un partito personale, è anche un partito personale di eccezionale qualità. Il suo leader  ha l’indole del capitano d’azienda che ha consentito a Berlusconi di scegliere elementi di primissimo ordine che hanno contribuito a governi  e migliorato la quantità della classe parlamentare.

Essendo un uomo di grandi qualità, Berlusconi non ha mai avuto paura né si è dovuto contornare di cortigiani. E se comunque l’ha fatto in parte, la qualità dei cortigiani è sempre stata di alto livello.

La profonda differenza con i partiti personalistici, è proprio nella qualità degli elementi. Una democrazia per funzionare ha bisogno che i partiti siano scalabili, che ci siano congressi, che siano aperti, che selezionino i migliori nella classe dirigente. Una classe parlamentare di infima qualità, ha sempre reso le istituzioni della Repubblica inadeguate al loro compito.

Ma il problema ricorre

Il Re è morto. Viva il Re. Questa era la forza della monarchia. Che lo Stato, non si esauriva con la persona nella quale si identificava, ma con la successione dinastica automatica si rinnovava quella persona. Era l’adesione ad un valore più grande di un uomo. Non poteva essere vinta soltanto dal tempo che erode tutti noi mortali.

Questo è sempre accaduto nei partiti strutturati. I segretari passano, i partiti restano. Perché solo associazioni vive, basate su ideologie, coscienti dei problemi della società,  rappresentative di settori essenziali, sono in grado di andare avanti per la loro stessa natura.Prescindendo da un singolo leader.

Il PC non è imploso quando sono morti Togliatti o Berlinguer. Neppure dopo l’ictus di Longo. La Democrazia Cristiana ha seppellito un De Gasperi, che aveva egli stessa marginalizzato. La Lega è potuta andare oltre il suo successore, per la struttura che gli aveva dato il suo successore. E Fratelli d’Italia e’ potuto rinascere, dalla catastrofe finiana, proprio grazie alla sua classe dirigente.

Qui l’eccezionalità di Forza Italia scompare, davanti alla fragilità di tutti i partiti personalistici. Chi dopo il grande leader?

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