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Altro progetto speciale degno di nota è Genetic Variation di Christian Pellizzari, «Una riflessione in vetro di Murano su come la natura evolve e muta velocemente», spiega lo stesso stilista, che debutta ufficialmente nel mondo del design con questo scenografico lavoro – una scultura luminosa perfettamente integrata tra le mura della Certosa. La moda anche stavolta c’era. Eccome se c’era. Tra le sale, dove esponevano anche i due jewelry brand architettonici Elie Top e Lauren Adriana, tra gli ospiti e i collezionisti (avvistate la fondatrice dell’omonima agenzia Karla Otto e la stilista Luisa Beccaria), ma anche tra gli sponsor, con brand come Aspesi e Ralph Lauren.

Le Gallerie 

Nomad è una una fiera itinerante — nomade per natura fin dalla scelta del nome. È un viaggio artistico nel mondo. Ogni galleria trova nella location prescelta dai fondatori il suo habitat naturale. Si interseca, si integra, tra parallelismi e nuove simbiosi. Se Napoli è stata presente con Alfonso Artiaco (insieme alle collezioni di Maria Thereza Alves), la Galleria Fonti (con le opere di Salvatore Emblema, Piero Golia, Daniel Knorr e Giulia Piscitelli), e lo Studio Trisorio che ha proposto gli ultimi lavori di Fabrizio Corneli, Francesco Arena e Christiane Löhr, per l’Italia c’era anche la galleria di Piacenza Volumnia, che ha mostrato alcune delle poltrone di Marco Zanuso. Dall’Europa e dal mondo: la Gallery Fumi di Londra, Angela Weber Möbel da Zurigo, Spazio Nobile da Bruxelles, ObjectiveGallery (Shangai/New York) con sei artisti emergenti — Brecht Wright Gander, Charlotte Kingsnorth, J McDonald, Vincent Pocsik, Hao Liang and Liam Lee —, Mercado Moderno da Rio de Janeiro, la galleria UNNO da Città del Messico con le opere di Habitación 116 e C.S. Nuñez. Gli Stati Uniti sono stati rappresentati dalla Thomsen Gallery, con una proposta curiosa e inaspettata: cesti giapponesi in bamboo vintage tra cui quelli del più famoso esponente di questa antichissima arte, Iizuka Rokansai (1890-1958). 

Thomsen Gallery, New York