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Non ci sono solo la leghista Giulia Bongiorno e il candidato di Fratelli d’Italia Carlo Nordio nel totonomi per il dopo Cartabia al ministero della Giustizia. A pochi giorni dal voto, sono diverse le ipotesi che circolano attorno a via Arenula, partita sul cui esito niente si dà per scontato, nonostante l’assoluta preferenza di Matteo Salvini per la propria senatrice e l’investitura ufficiale dell’ex procuratore aggiunto di Venezia da parte di Giorgia Meloni. E tra i papabili spuntano ora anche due berlusconiani di peso: l’attuale sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto e la presidente di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini.

Due nomi che farebbero dormire sonni più tranquilli al fronte garantista, interessato più diritto di difesa nel processo che a ordine e sicurezza, aspetti sui quali sia Bongiorno sia Nordio, in linea con lo spirito dei due partiti che li vedono in lista, sono più sbilanciati. I due forzisti, stando ai rumors, potrebbero rappresentare inoltre la soluzione per un altro eventuale problema con cui fare i conti: da un lato il possibile “conflitto di interessi” di Bongiorno, avvocata penalista tra le più brave in Italia e impegnata in processi di peso – tra i quali quello al leader della Lega Matteo Salvini -; dall’altro un nome forte, quello di Nordio, che però più di una volta è entrato in contrasto con l’associazionismo giudiziario, aspetto che potrebbe creare qualche frizione proprio a via Arenula, dove i magistrati fuori ruolo sono circa un centinaio.

Nelle scorse settimane sui giornali erano circolate diverse indiscrezioni su un possibile “scontro” interno al centrodestra rispetto ai nomi di Bongiorno e Nordio, date le distanze tra i due candidati. Oggetto del contendere, in particolare, l’immunità parlamentare, con l’ex magistrato orientato verso un ripristino del vecchio articolo 68 e l’avvocata leghista categorica sul fatto che non si tratti di una priorità. Ma l’ex ministra, ieri, ha smentito definitivamente qualsiasi conflittualità con il candidato di Meloni: «Credo sia un tipico giochino da campagna elettorale, quello di farci apparire in contrasto – ha dichiarato in un’intervista a Libero -. Ma la realtà è che siamo in sintonia su quasi tutto. Entrambi riteniamo indispensabile la riforma sulla separazione delle carriere, sosteniamo il sorteggio per il Csm e siamo favorevoli alla inappellabilità delle sentenze di assoluzione; su altri temi si troverà una sintesi. In tema di giustizia, i programmi di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia dimostrano che il centrodestra è compattissimo».

Ma che i giochi non siano chiusi è stato lo stesso responsabile Giustizia del partito di Giorgia Meloni a lasciarlo intendere. «Su ministeri chiave come la Giustizia, l’Interno, gli Esteri, l’Economia – ha dichiarato qualche giorno fa al Dubbio Andrea Delmastro Delle Vedove -, in caso di vittoria FdI introdurrà la logica degli obiettivi da cogliere, e della necessità che per raggiungerli si ricorra al massimo dell’autorevolezza. Sulle figure chiave, i partiti, le pur legittime aspettative che avanzeranno rispetto alle percentuali ottenute, dovranno stare un passo indietro rispetto alle necessità del Paese». Proprio per tale motivo, la scelta potrebbe ricadere su una figura non necessariamente pescata nel paniere del partito più forte, in termini percentuali. E l’autorevolezza è una caratteristica che sia Sisto sia Bernini, entrambi avvocati, sembrano possedere. Il primo, responsabile nazionale Giustizia di Forza Italia e in Parlamento da tre legislature, è tra i principali promotori delle iniziative del centrodestra in materia in questo ambito. Legale di Silvio Berlusconi, è stato tra i più duri critici delle riforme firmate dall’allora ministro grillino Alfonso Bonafede. La sua idea di giustizia va dalla separazione delle carriere alla riscrittura dei reati fallimentari, con interventi per la velocizzazione del processo penale e sull’ordinamento penitenziario, con un «dogma» preciso: prima i diritti e le garanzie, poi l’efficienza. Bernini, già professore associato di Diritto pubblico comparato all’università di Bologna, è parlamentare dal 2008 ed ha ricoperto nel 2011 il ruolo di ministro per le Politiche dell’Unione europea. Liberale di destra, molto attenta al tema dei diritti, nel corso della campagna elettorale ha posto l’accento sulla necessità di una giustizia più giusta, capace di dare certezza agli investitori.

Nell’ambiente forzista, al momento, le bocche rimangono cucite. «C’è una buona girandola di nomi, inclusi quelli di Sisto e Bernini, ma alcuni vengono fatti circolare adesso soltanto per essere bruciati dopo. La cosa riguarda tutti, anche Nordio e Bongiorno – rivela un membro azzurro del Senato -. Credo che al momento non siamo in grado di fare nomi: ci sono troppi equilibri da considerare e la probabile premier Giorgia Meloni non ha un’idea di coalizione allargata diffusa. Di certo ha dichiarato che chi ha fatto parte del governo Draghi sarà fuori dal prossimo. Ma è chiaro che se deciderà di indicare il nome del ministro dell’Economia agli alleati deve lasciare altri dicasteri pesanti. Per ora tutti i nomi interessati smentiscono per una questione di cautela». La leader di Fratelli d’Italia, dal canto suo, ha annunciato che sulla composizione di governo «ho varie idee in mente. Se gli italiani ci daranno la loro fiducia lavoreremo per fare una squadra di governo di altissimo livello». Ma in casa Lega Salvini ha ribadito che la squadra di governo «la faremo insieme. Ognuno ha le sue ambizioni, le sue aspirazioni legittime, aspettiamo il voto degli italiani e poi la squadra la costruiamo insieme. Non ci sono donne o uomini soli al comando, la squadra si costruisce insieme». Insomma: i giochi sono ancora aperti, anche a via Arenula.