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Lo spettro dei sabotaggi russi e il pericolo di un Nord Stream bis

Un rapporto dell’Intelligence olandese fa luce sulle attività di spionaggio di Mosca contro le infrastrutture energetiche europee.

BRUXELLES – La Russia sta perdendo la guerra energetica. Questa l’opinione di molti esperti, l’impatto previsto della parziale chiusura dei rubinetti del gas progettata da Mosca si è rivelato meno efficace del previsto.

Insomma, il piano di Putin di fare leva sul gas e sulla minaccia di lasciare al freddo il vecchio continente non si è attuato. Mosca sembra però non aver rinunciato a complicare l’approvvigionamento energetico europeo. Ergo, sabotare. A lanciare l’allarme ci ha pensato l’Intelligence olandese: i russi intendono sabotare le infrastrutture energetiche nel Mare del Nord.

Un rapporto pubblicato lunedì dall’unità di intelligence militare olandese (MIVD) annuncia infatti che la Russia ha istigato «attività che indicano spionaggio e preparazione di operazioni di disturbo e sabotaggio di cavi sottomarini, parchi eolici e gasdotti nel Mare del Nord». 

Le accuse olandesi sono accompagnate da fatti e prove concrete. Il generale Jan Swillens, capo del MIVD, ha dichiarato in una conferenza stampa che negli ultimi mesi è stata rilevata una nave che tentava di mappare le infrastrutture energetiche nel Mare del Nord. La reazione della marina non si era fatta attendere procedendo a scortare la nave russa lontana dagli impianti. 

L’obiettivo del rapporto è sensibilizzare al problema e invitare gli operatori ad aumentare le misure di sicurezza. Swillens ha anche fatto luce sui vari sforzi degli ufficiali dell’intelligence russa per aggirare le sanzioni agendo per «procurarsi e trasportare merci sanzionate di nascosto dalla Russia». La Russia è consapevole che il suo «potere energetico a lungo termine è fragile», ha affermato.

Bruxelles era già corsa ai ripari dopo i danni occorsi durante lo scorso autunno ai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Le linee, che un tempo erano in grado di trasportare il gas russo in Europa, sono state in gran parte distrutte dalle esplosioni di settembre. La Norvegia a seguito dell’incidente aveva allora aumentato il livello di allerta delle sue forze armate a protezione delle piattaforme petrolifere e di gas. La Russia ha però sempre negato la responsabilità e ha chiesto un’indagine delle Nazioni Unite.