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L’inverno del nostro scontento.Per la politica italiana sono giorni da Y pitagorica, svolte decisive, addirittura punti di non ritorno.

Si vota in due regioni che da sole assommano 1/5 di elettrici ed elettori italiani, Lombardia e Lazio.

Prima prova: si manterranno i livelli di partecipazione della precedente tornata? Quando venne incoronato Fontana, l’affluenza fu del 73%. Nel Lazio, elezione di Zingaretti, votò il 66.5% degli aventi diritto. A livello nazionale, l’ultima istantanea parla del 64%.

Il Check politico

Secondo check up: queste elezioni sono anche un laboratorio politico a 360°. Gli oppositori del centro-destra mettono sul tavolo due formule “alternative”: sinistra- sinistra in Lombardia (con dentro i 5ss e fuori Moratti), sinistra-centro nel Lazio (con i calendiani di supporto ed i 5ss da soli). Ovvio immaginare che il risultato orienterà la bussola futura da una parte o dall’altra, ma potrebbe ancora azzerare entrambe le formule, confinando le attuali opposizioni su un binario morto.

Terza verifica (non meno importante): se ci fermiamo alla sola Lombardia, importante analizzare i risultati di cinque anni fa. Lega (29.6%), FI (14%), FdI (3,64%), Centristi (1.27%). I risultati delle ultime politiche nazionali saranno traslati sulle regionali ed in che proporzione? Inutile dire, nonostante la vulgata tendente a derubricare prove come queste a livello locale, che si tratta di un primo giudizio forte anche sul governo.

Congresso Pd

Ultima considerazione ( pnon meno importante): quali effetti a catena sulle primarie ed il congresso del PD? In questi ultimi giorni, anche in aree simbolo come le sezioni di Firenze centro, Schlein sta prevalendo su Bonaccini. Il governatore dell’Emilia Romagna sta vincendo a livello nazionale , ma non sfonda. Almeno tra gli scritti, la trincea si stabilizza: 57% vs 38%. Domanda legittima: dove andrà a battere il cuore di questo partito? Possibile una sintesi tra chi guarda a sinistra-sinistra e chi non ha rinunciato all’abbraccio con Calenda – Renzi? Oppure si spalancheranno le porte ad una scissione?

Forse per qualcuno di questi attori della politica italiana sarà, per dirla con lo scrittore Steinbeck, L’inverno del nostro scontento.

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