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Zelensky sull’attaccco a Kramatorsk: «Sì, provo odio verso la Russia. Non riesco più a piangere»

I Tochka-U utilizzati nella strage di Kramatorsk «non rientrano nell’armamentario “ufficiale” dell’esercito russo», ha detto Mosca. Ma la versione del Cremlino è contraddetta dall’intelligence occidentale e da una fotografia

Ieri, nel 44esimo giorno di guerra in Ucraina (qui il nostro LIVE) si è registrata l’ennesima strage deliberata di civili. Due razzi hanno infatti colpito la stazione di Kramatorsk (regione di Donetsk) provocando la morte di almeno cinquanta persone – 38 decedute sul posto, altre 12 in ospedale – e il ferimento di almeno altre 300. Tra gli uccisi anche dieci bambini. «È stato un massacro deliberato», ha accusato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, puntando il dito contro le forze armate russe. 

Reazioni sdegnate sono poi giunte da tutto il mondo. La Svizzera ha convocato l’Ambasciatore russo, mentre il presidente americano Joe Biden ha parlato di una «orribile atrocità». La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, in visita a Kiev, si è invece detta «sconvolta» da questo attacco «spregevole». Ma Mosca ha negato ogni responsabilità, denunciando ancora una volta una «provocazione» nemica e affermando che l’attacco è stato compiuto da un battaglione ucraino dalla vicina località di Dobropolye per «impedire ai civili di partire e usarli come scudi umani».

All’origine del rimpallo di accuse c’è stata, questa volta, la provenienza del razzo impiegato nel bombardamento. Per Lyudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del Parlamento di Kiev è stato usato un missile a grappolo russo ad alta precisione Iskander. Secondo fonti di intelligence italiane, invece, si è trattato di un missile Tochka SS 21 Scarab, che i russi avrebbero ritirato dal servizio nel 2020, ma di cui potrebbero avere mantenuto uno stock. Lo stesso tipo di razzo fa parte però anche dell’arsenale ucraino, tanto che ieri sera la Difesa di Mosca ha rivendicato la distruzione di otto lanciamissili Tochka-U. «Il missile – ha spiegato un esperto – è in dotazione sia alle forze ucraine sia a quelle russe. I russi lo avevano tolto dal servizio qualche anno fa, ma poiché i più moderni Iskander stavano finendo, l’hanno rimesso in servizio e il suo impiego da parte dei russi è stato già documentato in altre occasioni in Ucraina».

L’unica cosa certa è l’ennesimo massacro di civili. Dall’inizio della guerra, almeno 1’626 uccisi secondo l’Onu, tra cui 132 bambini. «Ma il bilancio reale – hanno ammesso le stesse Nazioni Unite – è di certo ancora più pesante».

Coprifuoco ad Odessa

Le autorità della città portuale meridionale di Odessa hanno imposto un coprifuoco nel fine settimana a causa delle minacce di ulteriori attacchi missilistici, secondo l’amministrazione militare regionale. «Un coprifuoco sarà introdotto a Odessa dalle 21:00 del 9 aprile alle 6:00 dell’11 aprile», hanno detto le forze armate di Odessa su Facebook. La decisione è stata presa «dati gli eventi a Kramatorsk» e una «minaccia di un attacco missilistico su Odessa».

«Non riesco più a piangere»

Il Presidente Zelensky non riesce ormai più a piangere, le lacrime non escono più. Lo ha dichiarato lui stesso in un’intervista al Bild, rispondendo alla domanda se avesse pianto per il massacro di ieri alla stazione di Kramatorsk, o dopo quanto visto a Bucha. «Sì, provo odio verso la Russia, verso i soldati russi, quando vedo queste immagini davanti ai miei occhi, bambini assassinati senza arti, è terribile», ha poi aggiunto il Presidente ucraino. (Fonte ats ans)

keystone-sda.ch

«Non riesco più a piangere».

🇺🇦🇪🇺Ukraine received the EU membership questionnaire. We have already done much preparatory work, so ready to move fast.

Expect to be granted a candidate status in June.

It is part of our recovery & victory over RU aggressor who wants to reverse Ukraine’s democratic course pic.twitter.com/1rSiYC53Qc

— Olga Stefanishyna (@StefanishynaO) April 9, 2022

A Makariv 132 corpi torturati

I soccorritori hanno trovato 132 corpi di persone torturate e uccise a Makariv, nella regione di Kiev. Lo scrive in un tweet il Ministero della difesa ucraino definendo il ritrovamento “un nuovo, mostruoso crimine di guerra”.

A Makariv, città liberata da pochi giorni, i soccorritori stanno cercando anche le vittime dei bombardamenti russi rimaste sotto le macerie. La città, dice il ministero, è distrutta per metà.

Quanti russi morti?

Secondo il governo ucraino sarebbero 19mila i soldati russi uccisi dall’inizio dell’invasione. La cifra è aumentata notevolmente rispetto a quella diffusa il 23 marzo (14mila), ma non è ritenuta attendibile dall’intelligence americana: l’ultima stima diffusa da Washington è tra i 3 e i 7mila morti russi. Quanto alle proprie perdite, a fine marzo Kiev le quantificava in appena 1400 uomini: stima anche questa poco credibile secondo Washington. Oggi su Twitter l’esercito ucraino ha pubblicato un nuovo aggiornamento in cui afferma di avere annientato, oltre a 19.100 soldati, anche 151 caccia, 136 elicotteri, 112 droni, 705 carri armati, 335 pezzi d’artiglieria e 1895 veicoli blindati per trasporto del personale. 

Un razzo utilizzato a

La Russia afferma di non utilizzare questo tipo di missile

I razzi che non ci sono 

A seguito dell’attacco di Kramatorsk, dove hanno perso la vita almeno 50 civili, il Cremlino ha affermato di non essere in possesso del tipo di razzo utilizzato, il Tochka-U «in dotazione unicamente dell’esercito ucraino». Secondo il portavoce Dimitry Peskov «le forze armate russe non dispongono di questi razzi». Il governo ucraino e l’intelligence americana sono di avviso contrario. Il ricorso ai Tochka-U da parte dei russi potrebbe significare che Mosca ha terminato i razzi Iskandar, finora preferiti per le migliori prestazioni. Alcune batterie di Tochka-U russe sarebbero state utilizzate in esercitazioni congiunte in Bielorussia a febbraio, come dimostrato da immagini pubblicate ieri da giornalisti investigativi. La città di Kramatorsk, nella regione di Donetsk, è un obiettivo russo sotto il controllo dell’esercito ucraino. 

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Una desolante veduta di Donetsk

Amnesty protesta 

Sul fronte umanitario arriva la secca risposta di Amnesty International che ieri, insieme con Human Rights Watch, si è vista chiudere le sedi in Russia. “Non ci arrenderemo”: la risposta di Amnesty. Le autorità russe “si sbagliano profondamente se credono che chiudendo il nostro ufficio a Mosca interromperanno il nostro lavoro di documentazione e denuncia delle violazioni dei diritti umani”, “raddoppieremo i nostri sforzi per denunciare le clamorose violazioni dei diritti umani da parte della Russia, sia in patria sia all’estero”, ha scritto Agnès Callamard, segretaria generale dell’organizzazione internazionale.

La paura delle armi chimiche

Nel timore di armi chimiche intanto Kiev ha ordinato circa 220’000 fiale di atropina, sostanza che può essere utilizzata per contrastare eventuali effetti di armi chimiche come gli agenti nervini. Li sta procurando, secondo quanto riferito dal “Wall Street Journal”, l’organizzazione umanitaria americana Direct Relief.

«Kramatorsk crimine di guerra»

Continua la conta dei morti e dei feriti nella nuova strage causata da un missile sulla stazione di Kramatorsk, nell’est del paese. Il presidente Volodymyr Zelensky tuona sulle reti sociali: “A Kramatorsk ennesimi crimini di guerra”. “Come il massacro di Bucha, come tanti altri crimini di guerra russi, l’attacco a Kramatorsk deve essere inserito tra le accuse che saranno portate in tribunale, cosa che dovrà accadere”, dice nell’ultimo video commentando la strage ci sui sono rimaste vittime oltre 50 persone.