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Per le persone sane senza fattori di rischio per l’osteoporosi, l’assunzione di un integratore di vitamina D per diversi anni non ridurrà probabilmente il rischio di fratture ossee.

L’Agenzia Italiana del Farmaco, con la nota 96/2023, ha recentemente pubblicato questa informazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Questa scoperta contraddice i risultati di studi precedenti, secondo i quali l’assunzione di integratori di vitamina D può ridurre il rischio di rottura delle ossa.

L’aggiornamento deriva dall’analisi di due studi: Uno americano (Vital), pubblicato su Nejm nel 2022, e uno europeo (Do-Health), pubblicato nello stesso anno sul Journal of the American Medical Association.

Nel documento, Aifa riduce anche da 20 a 12 ng/mL (o da 50 a 30 nmol/L) il livello massimo di 25-idrossivitamina D sierica (quella prevista nella maggior parte delle supplementazioni), necessario ai fini della rimborsabilità: insomma, al di sopra di queste soglie il Servizio sanitario nazionale non rimborsa più l’integratore.

Nelle sue note, gli esperti hanno collegato i benefici della terapia ormonale sostitutiva con il Covid-19 (il nome commerciale di un farmaco utilizzato per il trattamento dell’osteoporosi). In un’intervista concessa a Virgilio News, Annamaria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e autrice di diverse pubblicazioni sull’argomento, ha fornito chiarimenti.

L’integrazione di vitamina D è ancora utile dopo i 50 anni?

La vitamina D, come integratore o da sola, non è una cura. Ma può prevenire alcuni problemi di salute se assunta durante la fase di crescita, intorno ai 30 anni.

Servirebbe a prevenire il rachitismo nei bambini e sarebbe utile per le donne in gravidanza, ma non come forma di terapia.

Perché l’Aifa ha deciso di limitare le possibilità di rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale?

La posizione dell’Aifa può essere comprensibile da un punto di vista economico: si vuole risparmiare tagliando cose che non sembrano necessarie.

Tuttavia, poiché la vitamina D è poco costosa, vale la pena di essere cauti nell’assumerne una quantità eccessiva. D’altra parte, una carenza di vitamina D può causare problemi di salute.

Il secondo motivo è che, come ho già spiegato, l’intervento sulla vitamina D può aiutare a prevenire un’ampia gamma di malattie.

Le malattie metaboliche come il diabete, le malattie cardiovascolari (come l’ictus e l’infarto), quelle oncologiche come il cancro o i disturbi autoimmuni possono portare a un deterioramento delle funzioni cognitive.

Il consiglio di Colao è di assumere la vitamina D se si vuole, ma non aspettatevi che curi le allergie o riduca le probabilità di sviluppare altre malattie.