Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo acquistato un abito o un accessorio convinti che quella moda, quel colore o quella forma sarebbero durati per sempre.
Molto spesso purtroppo ci sbagliamo.
Le mode passano e magari basta un secondo sguardo allo specchio (di casa, mai quello del negozio), per rendersi conto che quel capo proprio non ci dona.
Ecco allora che si decide di liberare spazio per i nuovi acquisti; è proprio così che le discariche si riempiono di vestiti inutilizzati.
Il fenomeno è talmente impattante che non solo ha un nome ben preciso, fast fashion, ma l’Unione Europea ha deciso di intervenire con un pacchetto di proposte volte ad arginare questo spreco.
Le misure contro il fast fashion
Economia sostenibile, green deal e riuso creativo: questi i valori che anche l’UE sta cercando di promuovere attraverso diverse iniziative che mirano a promuovere l’eco-fashion.
Tra le misure prese in esame per raggiungere l’obiettivo di ridurre lo spreco di abiti entro il 2030 ci sono un minimo di quantitativo di tessuti riciclati da utilizzare, la riduzione delle microplastiche nei tessuti, ma anche un’attenzione particolare all’invenduto.
La Commissione infatti sta valutando di rendere obbligatoria una dichiarazione che porti a rendere note le quantità di capi invenduti da parte di tutti i brand, in modo da limitare lo spreco in discarica e poter riutilizzare stoffe e tessuti per le collezioni future.
Il nostro modo di approcciare la moda e il consumismo che questo comporta ha dei numeri davvero impressionanti: solo l’1% dei capi viene riciclato.
Questo fa intuire quanto breve sia la vita dei nostri abiti
In media si calcola che ogni cittadino europeo mandi in discarica, ogni anno, ben 11 kgtra abiti, accessori e scarpe.
È necessario un profondo ripensamento delle logiche consumistiche che ci hanno portato a questo punto.
Il bello della moda è proprio questo: diventare splendidi grazie alla creatività. Se ci aggiungiamo anche l’attenzione all’ambiente il fashion risplenderà in tutto il suo vero valore.
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