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Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che aveva fatto irruzione al Tg con un cartello “No War”, è stata rilasciata dopo 14 ore di interrogatorio

Apprensione per Marina Ovsyannikova, giornalista di Channel One, che ieri nel corso del telegiornale è apparsa alle spalle della conduttrice esponendo un cartello contro l’aggressione in Ucraina. “No alla guerra, fermate la guerra. Non credete alla propaganda, vi stanno mentendo”, c’era scritto. Le immagini dallo studio sono state subito interrotte per fare posto ad un’altra sequenza video.

Ovsyannikova è stata subito fermata. Di lei si sono perse le tracce per quasi un giorno intero. Alcuni giornali online indipendenti hanno riferito che è stata condotta nella stazione di polizia di Ostankino a Mosca. Uno dei suoi difensori, l’avvocato Daniil Berman, specializzato nella difesa di persone arrestate in manifestazioni di piazza (assiste pure le attiviste Pussy Riot) ha cercato di mettersi in contatto con la giornalista e di farle visita, ma non gli è stato permesso. Una prassi ormai diffusa nella Russia di Putin, dove il diritto di difesa sta subendo attacchi feroci.

Prima di entrare in azione durante il telegiornale, Ovsyannikova ha registrato un videomessaggio trasmesso sui social in cui esprimeva il suo disappunto per l’invasione dell’Ucraina. Un video diventato virale che nel giro di un’ora sulla pagina Facebook dell’editore di Channel One ha generato 17mila commenti a sostegno della dissidente. L’azione eclatante negli studi televisivi di Chanel One e il fermo di Marina Ovsyannikova hanno fatto il giro del mondo. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha ringraziato la giornalista, che, tra l’altro è figlia di un russo e di una ucraina.

Soltanto nel pomeriggio di oggi, dopo molte ore di silenzio, si è appreso che Ovsyannikova è stata portata nel tribunale distrettuale di Ostankinsky di Mosca. Era in compagnia di uno dei suoi avvocati, Anton Gashinsky. I due hanno scattato un selfie in aula. Qui si è tenuta l’udienza nella quale è stato contestato un illecito amministrativo, rientrante nella parte 2 dell’articolo 20.2 del Codice degli Illeciti Amministrativi (“Organizzazione di un evento pubblico non autorizzato”). Una posizione, dunque, meno grave rispetto a quanto si prevedeva, ma che di sicuro comporterà non pochi problemi di agibilità professionale alla giornalista di Chanel One, uscita allo scoperto con la sua dura critica nei confronti di Putin.

Le è stata inoltre inflitta una multa di 30 mila rubli, ma non è escluso che venga aperto un procedimento penale. Ha evitato l’arresto in quanto madre di due bambini, uno dei quali con meno di quattordici anni. All’uscita dal Tribunale Ovsyannikova è apparsa stanca ma determinata e si intrattenuta con i giornalisti per una breve conferenza stampa. «Voglio ringraziare tutti coloro , amici e colleghi, che mi hanno espresso la loro solidarietà», ha detto. «In effetti – ha aggiunto -, le giornate sono state molto difficili. Ho passato due giorni senza dormire, l’interrogatorio è durato più di quattordici ore. Non mi è stato permesso di contattare parenti e amici e non mi è stata fornita assistenza legale».

Di recente in Russia la morsa contro i dissidenti si è fatta sempre più opprimente. Il nuovo articolo 207.3 del Codice penale in materia di “Divulgazione pubblica di informazioni consapevolmente false sull’uso delle forze armate” prevede fino a 15 anni di carcere. Questo reato potrebbe essere contestato alla giornalista. La svolta liberticida voluta da Putin preoccupa l’Europa e rischia di aprire una spirale dalla quale potrebbe essere difficile uscire. Russia Today e la testata Sputnik non verranno più trasmesse. L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri, Josep Borrell, teme che le «armi nell’ecosistema di manipolazione del Cremlino» possano sortire effetti negativi per «le menti e gli spiriti».

Borrell ha definito l’informazione «il combustibile della democrazia», aggiungendo che «se l’informazione è di cattiva qualità, anche la democrazia è di cattiva qualità». Il rischio, però, che si usino metodi analoghi a quelli in voga nei Paesi con deficit democratici è dietro l’angolo.La vicenda di Marina Ovsyannikova ha suscitato le reazioni della politica. L’eurodeputato e avvocato Giuliano Pisapia ha espresso la sua preoccupazione: «Marina Ovsyannikova ha coraggiosamente ha esposto un cartellone contro Putin e contro la guerra durante il tg più visto dagli abitanti russi». «La Sottocommissione Diritti Umani del Parlamento Europeo – ha aggiunto Pisapia – farà di tutto perché Ovsyannikova non venga lasciata sola. Putin e il suo regime hanno paura delle voci libere, come la sua. Sosterremo sempre, in ogni sede, la sua battaglia per la verità».