Martedì la prima ministra francese Élisabeth Borne ha presentato in conferenza stampa un’attesa ma già contestata proposta di legge per riformare il complicato sistema pensionistico francese. Il provvedimento più importante è l’innalzamento dell’età pensionistica da 62 a 64 anni, ed è anche quello più criticato dalle organizzazioni sindacali, dall’opposizione e da buona parte dell’opinione pubblica francese.
La proposta di legge è stata presentata dopo settimane di trattative inconcludenti tra governo e sindacati, definite da Le Monde un «dialogo tra sordi». Per entrare in vigore, la proposta dovrà essere approvata da entrambe le camere del parlamento: la discussione alla Camera è prevista per l’inizio di febbraio.
Il governo del presidente francese Emmanuel Macron discute della riforma del sistema pensionistico già dal 2019, e già allora c’erano state grosse e partecipate proteste, anche in quel caso per la proposta di innalzare l’età pensionabile (ma non solo). E Macron non è il primo presidente a voler riformare il sistema pensionistico, ritenuto da diversi analisti eccessivamente complicato, inefficiente, costoso e ingiusto.
In Francia esistono 42 regimi pensionistici diversi, con notevoli differenze nelle agevolazioni e nei trattamenti delle singole categorie. Il sistema pensionistico è anche molto costoso: nel 2020 è costato l’equivalente del 13,6 per cento del PIL, meno di quello italiano in proporzione (15,6 per cento del PIL), ma comunque più che nella maggior parte dei paesi europei.
Secondo stime e previsioni ufficiali il sistema francese potrebbe non essere sostenibile sul lungo periodo e rischiare di tornare in deficit (come successo nel 2020, l’ultima volta). Proprio per questo Macron ha descritto in più occasioni, perfino nel suo tradizionale discorso di Capodanno, la sua proposta legge come una impopolare ma necessaria misura per «salvarlo».
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I provvedimenti più importanti della proposta di legge di Macron erano già noti e sono due. Il primo, l’innalzamento graduale dell’età pensionabile a 64 anni, uniformerebbe la Francia ad altri paesi europei (la Francia è uno di quelli in cui si va in pensione prima). Alzare l’età pensionabile è un modo per spendere meno in pensioni, dato che l’erogazione inizia più tardi. L’innalzamento sarà graduale, di tre mesi l’anno dal prossimo primo settembre. Significa che l’obiettivo dei 64 anni sarà raggiunto nel 2030.
Il governo intende inoltre anticipare dal 2035 al 2027 l’applicazione della cosiddetta legge “Touraine”, che aumenta di un anno il periodo per cui è necessario versare contributi per andare in pensione: dovrebbero passare da 42 a 43 anni di lavoro, sempre nell’ottica di rendere il sistema pensionistico più sostenibile per le finanze dello stato.
Diversi analisti hanno criticato le misure contenute nella proposta di legge di Macron come non necessarie e ingiustificate. Tra gli altri, a France24 l’economista Michaël Zemmour ha detto: «È diventata una narrazione politica l’esagerazione e la drammatizzazione della questione del deficit», che secondo lui e altri è un problema esistente ma tutto sommato sotto controllo e non tale da richiedere un innalzamento dell’età pensionabile.
Nel frattempo, già prima della conferenza stampa della prima ministra Borne, grosse organizzazioni sindacali francesi avevano annunciato scioperi e proteste contro la proposta di legge, che secondo alcuni analisti potrebbero estendersi e mettere in difficoltà il governo di Macron.