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- giovedì 16 Marzo 2023
Usando un’eccezione contenuta nella costituzione: ora rischia una mozione di sfiducia dell’opposizione e nuove proteste di piazza
Il presidente francese Emmanuel Macron e il suo governo hanno deciso di approvare la contestata riforma delle pensioni senza passare dal voto dell’Assemblea nazionale, il più importante dei due rami del parlamento francese: la maggioranza che sosteneva il provvedimento era estremamente risicata, e la riforma rischiava di non passare.
La prima ministra Elisabeth Borne, al termine della quarta riunione in meno di 24 ore con i suoi ministri e il presidente Macron, ha comunicato di voler ricorrere al comma 3 dell’articolo 49 della Costituzione francese, che consente a un primo ministro o a una prima ministra di approvare un testo di legge in materia finanziaria o di finanziamento al welfare senza passare da una votazione parlamentare (con l’approvazione del Consiglio dei ministri).
Il punto principale della riforma e contro il quale si protesta maggiormente è l’innalzamento dell’età minima per la pensione da 62 a 64 anni. Ha provocato una serie di manifestazioni e scioperi da gennaio fino a oggi, intensificatisi nell’ultima settimana. Il governo si è però dimostrato molto risoluto nel volerla comunque approvare. Giovedì, dopo forti contestazioni in aula, che hanno portato anche alla sospensione dei lavori per alcuni minuti, Borne ha comunicato all’Assemblea la decisione del governo di ricorrere al comma 3 (noto anche come 49.3), giustificandola con la volontà di non rischiare che «il compromesso trovato dopo 175 ore di dibattito parlamentare venga affondato da pochi voti di scarto». Il presidente Macron durante il Consiglio dei ministri avrebbe detto che il suo interesse e la sua volontà politica erano di arrivare al voto, ma che esistevano rischi finanziari ed economici troppo grandi nel caso la legge fosse stata respinta.
Ora la riforma è da considerarsi approvata “in prima lettura”, ma i deputati hanno 24 ore per presentare una mozione di sfiducia al governo. Se la mozione di sfiducia dovesse ottenere la maggioranza, la legge sarebbe respinta e il governo cadrebbe. Se invece non verrà presentata alcuna mozione (opzione in questo caso improbabile, le opposizioni l’hanno già annunciata) o se questa non avrà la maggioranza, la legge continuerà il suo iter: prima dell’approvazione definitiva deve ripassare al Senato, dove la maggioranza è più solida e poi tornare all’Assemblea nazionale, dove il governo potrà ancora utilizzare il comma 3 dell’articolo 49. I successivi passaggi sono normalmente delle formalità: il vero ostacolo su cui il governo e il presidente Macron rischiano sarebbe il voto di fiducia.
– Ascolta anche: La puntata di Globo sugli scioperi e le proteste in Francia
Il ricorso al comma 3 dell’articolo 49 era una delle opzioni possibili a disposizione del governo per far passare la riforma, ma veniva considerata politicamente la più estrema. La scelta infatti, oltre a mettere potenzialmente a rischio il governo, potrebbe fomentare ulteriormente le proteste di piazza, che da mesi hanno bloccato alcuni settori produttivi, i trasporti, le scuole e la raccolta dei rifiuti. Già nei minuti successivi all’annuncio alcuni manifestanti hanno cercato di dirigersi verso l’Assemblea nazionale.
La protesta all’Assemblea nazionale (AP Photo/Thomas Padilla)
Nella mattina di giovedì la legge era passata senza problemi al Senato, dove la maggioranza che la sostiene è più solida, ma all’Assemblea nazionale avrebbe avuto bisogno del sostegno del voto dei Repubblicani, il principale partito del centrodestra, che negli ultimi giorni non si erano pronunciati e che avrebbero potuto dividersi. Fino a pochi minuti prima della svolta decisa dal presidente Macron, gli analisti francesi ritenevano che la legge avrebbe potuto essere approvata o respinta per 4-5 voti. Un rischio che il presidente francese non ha voluto correre, avendo investito molto su questo progetto di riforma che era già nel programma elettorale del suo primo mandato da presidente: allora non era riuscito a portarla a termine, anche a causa della pandemia.
Il ricorso al 49.3 non è così inusuale nella storia repubblicana francese: dal 1958 è stato utilizzato 89 volte, ma raramente negli ultimi due decenni, quando le maggioranze parlamentari erano state più solide, e quasi mai per una riforma così importante, o al centro di un dibattito pubblico tanto animato.