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Sabato si è conclusa a Kabul, la capitale dell’Afghanistan, un’importante riunione dei talebani, il gruppo estremista islamista che lo scorso agosto ha conquistato il paese e che lo governa da allora. La riunione era la più importante dalla conquista a oggi, e vi hanno partecipato oltre 4.000 membri del gruppo, oltre ai capi dei consigli religiosi e ai capi tribali sparsi nel paese. Vi ha partecipato anche Mullah Haibatullah Akhunzada, il leader supremo del gruppo, che vive in condizioni di estrema segretezza nella città di Kandahar, nel sud, e che per l’occasione ha raggiunto la capitale Kabul per la prima volta, almeno secondo le informazioni a disposizione pubblicamente.
Quest’importante riunione arriva in un momento di divisioni per i talebani. Dopo decenni in cui il gruppo aveva combattuto in maniera unita contro l’esercito afghano e quello statunitense per conquistare il paese, ora che si trova a governarlo è attraversato da dissidi interni: a dividere i talebani ci sono alcune questioni ideologiche, come l’istruzione delle bambine e delle adolescenti, e questioni di divisione del potere, con migliaia di combattenti che si aspettano una ricompensa per gli anni dedicati alla causa della guerriglia. A peggiorare le cose c’è la gravissima crisi economica, che ha reso l’Afghanistan uno dei paesi più poveri e isolati al mondo.
Una delle questioni più rilevanti, ha scritto in un lungo articolo il Wall Street Journal, riguarda l’istruzione femminile.
Attualmente le bambine possono frequentare la scuola elementare, ma nella maggior parte del paese i gradi d’istruzione successivi sono stati riservati esclusivamente ai maschi. A marzo di quest’anno il governo talebano di Kabul aveva però annunciato una riforma che avrebbe consentito anche alle ragazze di frequentare le scuole secondarie, separate dai maschi. La data prescelta avrebbe dovuto essere il 23 marzo, ma poche ore prima della riapertura prevista i talebani ritirarono la decisione e annunciarono che le scuole sarebbero rimaste chiuse. Moltissime studentesse si presentarono ugualmente davanti alle scuole, vestite con l’uniforme, ma non furono fatte entrare.
Questo cambiamento repentino, spiega il Wall Street Journal, fu il frutto di una divisione interna ai talebani, tra i più radicali che continuavano a voler impedire l’istruzione femminile e quelli relativamente più moderati. In quel caso vinsero i radicali e tuttora le scuole femminili secondarie rimangono chiuse. Una decisione sulla questione non è stata presa nemmeno a seguito della grande riunione di questi giorni.
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La questione dell’istruzione femminile è solo una delle tante divisioni tra i talebani, che sono dominati principalmente da due fazioni: una, che si concentra a Kandahar e nel sud del paese, la zona più arretrata e rurale, è vicina al Mullah Abdul Ghani Baradar, un cofondatore dei talebani, ed è particolarmente radicale ed estremista. L’altra fazione corrisponde alla Rete Haqqani, un gruppo armato vicinissimo ai talebani, pur con una sua autonomia, e che nel corso degli anni di guerra fu la forza principale dietro alle operazioni armate. Nonostante questo, i leader della Rete Haqqani sono relativamente più moderati sulle questioni sociali (beninteso: sempre nell’ambito di gruppi islamici estremisti).
Una delle questioni più rilevanti riguarda la divisione del potere, che si esprime sia agli alti livelli, con gli Haqqani che accusano la fazione del sud di essersi accaparrata il grosso dei posti di potere a Kabul, sia ai livelli più bassi: migliaia di combattenti talebani si aspettavano che sarebbero stati ricompensati per i loro sforzi con soldi, posti di lavoro e una vita più agiata. Ma ora che l’Afghanistan è stato conquistato per molti di loro non è arrivata nessuna di queste cose. «Ho vari martiri nella mia famiglia, ma ancora non ho un salario», ha detto al Wall Street Journal un ex comandante dei talebani che ora ha lasciato il gruppo.
A peggiorare le cose contribuisce la gigantesca crisi economica del paese, che è provocata da una parte dal completo isolamento della sua economia e dalle sanzioni imposte da vari paesi del mondo dopo la conquista talebana dell’anno scorso, e dall’altra dalla cattiva gestione del governo. Secondo stime dell’ONU, il 95 per cento della popolazione dell’Afghanistan non ha abbastanza da mangiare. Il terrificante terremoto che il mese scorso ha ucciso oltre mille persone nel centro del paese è un’altra fonte di grosse preoccupazioni.
La leadership dei talebani è piuttosto consapevole di questi problemi: «La nostra sopravvivenza dipende dall’unità», ha detto Mullah Haibatullah durante la sua prima visita a Kabul.