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No all’uso di cortisone, antibiotici e broncodilatatori per il trattamento della bronchiolite nei bambini.

Questi sono alcuni degli indicatori citati nelle nuove linee guida per combattere il virus respiratorio sinciziale (VRS), una forma di influenza responsabile di oltre il 60% delle infezioni nei bambini durante il primo anno di vita.

Negli ultimi due anni, pesanti epidemie hanno messo a dura prova il sistema sanitario italiano e sistemi analoghi in tutto il mondo, a causa del sovraffollamento dei letti degli ospedali e delle unità di terapia intensiva.

Il lavoro, è stato pubblicato sull’Italian Journal of Pediatrics e realizzato sotto l’egida della Società Italiana di Pediatria (SIP), della Società di Neonatologia (SIN) della Società per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) insieme ad altre 14 società pediatriche.

“I pediatri devono essere aggiornati sulle migliori pratiche più recenti per la diagnosi e la gestione della bronchiolite”, afferma Annamaria Staiano, presidente della SIP. “Queste includono l’uso di anticorpi monoclonali come trattamento preventivo”.

“Si prescrivono inutilmente cortisone, antibiotici e broncodilatatori”, dice Eugenio Baraldi, direttore del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova. “Non ci sono prove che funzionino, ma questi farmaci possono causare gravi effetti collaterali”.

Ecco alcuni consigli che aiuteranno i genitori a svolgere un ruolo importante: Indossare una mascherina se si è raffreddati, lavarsi le mani prima di toccare il bambino, tenerlo lontano da chiunque sia raffreddato e non fumare in casa. Infine, per i bambini prematuri il cui cuore o i polmoni non sono ancora completamente sviluppati, chiedere al pediatra se vi sono le indicazioni all’utilizzo degli anticorpi monoclonali per la prevenzione delle infezioni da VRS.

Cosa provoca la bronchiolite

La bronchiolite è dovuta a un’infezione virale. Il virus respiratorio sinciziale (RSV) causa tre quarti dei casi, ma anche altri virus comuni possono provocare gli stessi sintomi.

Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con le secrezioni respiratorie degli individui colpiti e può diffondersi facilmente in un’intera comunità. Il periodo di incubazione dura 4-6 giorni.

I virus che causano la bronchiolite sono anche responsabili dei sintomi respiratori superiori nei bambini più grandi e negli adulti. Tuttavia, quando si diffondono nei bambini, il risultato è spesso una bronchiolite infantile o del bambino.

Diagnosi: come si capisce se è bronchiolite

La bronchiolite viene diagnosticata clinicamente; si manifesta con raffreddore, tosse e respiro affannoso nei bambini di età inferiore ai due anni.

Il pediatra può formulare una diagnosi di bronchiolite osservando i sintomi durante la visita e tenendo conto dell’anamnesi del paziente.

Gli esami di laboratorio vengono eseguiti solo in casi particolari per individuare il virus che ha causato l’infezione e/o per determinare quali altre malattie stanno causando i sintomi.

La saturazione dell’ossigeno nel sangue può essere misurata nei neonati direttamente attaccando un sensore al piede, oppure nei bambini più grandi con un ossimetro attaccato al dito.

La presenza di una saturazione del sangue inferiore al 94% misurata con un saturimetro o un’emogasanalisi arteriosa (un tipo speciale di prelievo di sangue) indica che la situazione è grave e spesso richiede l’ospedalizzazione.

Una radiografia del torace può essere necessaria se si sospetta una polmonite o un’altra complicazione, soprattutto se i sintomi del paziente non migliorano.