Da Kilometro zero a kilometro vero
Io al Kilometro zero ci ho sempre creduto poco. Mi sono fidato sempre di più del kilometro vero. Quello che ti dice sinceramente da dove viene quello che stai mangiando, poi se ti piace o meno scegli se fartelo arrivare a casa o godertelo solo quando vai sul posto.
A un certo punto è scappata la mano anche su quello che si mangia. E siamo arrivati dove siamo arrivati. Alla frutta? Con quel che costa direi di no. Ma il senso è quello. Governo insediato da mezz’ora e tutti si attaccavano al concetto di Sovranità Alimentare. Per criticare, per alzare gli occhi al cielo increduli, o per il gusto dello sfottò. Al momento questi graffi sugli specchi mi hanno intenerito: col cocktail di bile che si è sparata certa gente all’ora dell’happy hour in questi giorni, a qualcosa dovevano pur attaccarsi. E, nulla, è toccato alla sovranità alimentare. Come se l’Italia, in termini di materia prima, cultura del cibo, varietà di produzioni animali e vegetali, non fosse sovrana da sempre.
Basta sudditanza europea
E quando non lo è stata, è per un’ingiustificabile e dannosa sudditanza che abbiamo regalato all’Europa. Davanti agli ettari di terreno coltivati a pomodori distrutti per eccedenza, per poi farceli comprare dalla Spagna, tutti muti, attenti a non munger troppo le vacche se no non possiamo comprare il latte dall’estero e farcelo tassare come gli pare. Abbiamo accettato questo, trasformando verdurai e supermarket in gioiellerie, e oggi ci infastidisce l’idea di sovranità alimentare.
Ma siamo seri? Ma poi il pulpito. Quelli, almeno quelli che frequento o leggo io, e sì, devo rivedere come priorità uno anche certe mie frequentazioni, sono quelli che per un etto di azuchi spendono 14 euro perché sono biologici, sostenibili, e coltivati da qualche radical chic in qualche angolo della Maremma, dove nelle cucce dei cani crescono gli euro a migliaia. Tutto questo mentre per condire un’insalata la dicitura EVO sull’olio d’oliva è talmente vaga che non sai che olio compri, chi lo fa, dove lo fa o dove lo imbottiglia. Sai solo quanto lo paghi.
Tutto questo per darsi un tono. Che magari è, per carità di Bio, applauditissimo a certi tavoli.Quelli dove si mangia di tutto, tanto c’è sempre chi paga. Quelli dove si sputa sempre nel piatto dove si è mangiato.
Se vendessero un tot al kg i discorsi fatti per punti presi, certa gente sarebbe sul lastrico, altro che azuchi a 14 euro.