Negli ultimi giorni al confine tra Kirghizistan e Tagikistan, in Asia centrale, sono state uccise 94 persone e ne sono state ferite oltre 100 nel corso di violenti scontri tra gli eserciti dei due paesi. Le violenze, considerate le più gravi degli ultimi anni, sono iniziate a causa delle dispute territoriali in corso da tempo tra le due ex repubbliche sovietiche.
Secondo i due governi coinvolti, negli scontri sono state uccise almeno 59 persone in Kirghizistan e 35 in Tagikistan, compresi diversi civili. Il governo kirghiso ha detto anche che circa 140mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case.
Gli scontri erano iniziati mercoledì scorso nella regione del Batken, zona montuosa al confine tra i due paesi in cui anche l’anno scorso c’erano stati scontri molto violenti. I governi di Kirghizistan e Tagikistan si sono reciprocamente accusati di aver dato inizio alle violenze attaccando con armi pesanti – tra cui carri armati, mortai e bombardamenti – i rispettivi avamposti e insediamenti nei pressi del confine.
Dopo vari incontri preliminari tra funzionari governativi, venerdì i presidenti dei due paesi – Sadyr Japarov del Kirghizistan ed Emomali Rahmon del Tagikistan – hanno raggiunto un accordo sul cessate il fuoco mentre si trovavano in Uzbekistan a un incontro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che oltre a Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan comprende anche Kazakistan, Cina e Russia.
Sembra che al raggiungimento del cessate il fuoco abbiano contribuito le pressioni proprio della Russia, paese vicino a entrambi i governi e che ha basi militari in entrambi i territori. Il presidente russo Vladimir Putin ha fatto sapere di aver telefonato ai due presidenti nella giornata di domenica e di averli incoraggiati a risolvere le proprie dispute «il prima possibile» ed «esclusivamente con mezzi pacifici e diplomatici».
Per ora il cessate il fuoco sembra reggere: sabato c’era stata una breve ripresa degli scontri, ma domenica sera il Comitato per la sicurezza nazionale del Kirghizistan, organo che si occupa anche di intelligence, aveva dichiarato che la situazione al confine era «tesa» ma calma e in via di stabilizzazione. Il governo kirghiso aveva anche annunciato il ritiro delle proprie forze dal confine.
Le dispute territoriali tra Kirghizistan e Tagikistan sono radicate. I due paesi ottennero l’indipendenza nel 1991, con il dissolvimento dell’Unione Sovietica, e il confine che li separa è oggetto di dispute da allora, prevalentemente a causa di come fu tracciato in epoca sovietica, cioè in modo parziale, incompleto e senza tener conto dell’effettiva disposizione dei diversi gruppi etnici presenti sul territorio.
Nel corso degli anni queste dispute hanno portato a numerosi scontri, iniziati per questioni molto concrete come l’accesso alle strade o all’acqua, fondamentale per l’agricoltura. Di solito questi scontri si attenuano piuttosto rapidamente, anche se l’anno scorso si erano intensificati e avevano causato la morte di circa 50 persone e portato all’evacuazione di migliaia di civili.
– Leggi anche: C’è tutto un mondo negli “stan”