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- sabato 11 Marzo 2023
Lo usano perlopiù per diffondere insegnamenti religiosi, ma rischiano di andare contro il codice monastico che vieta tutto ciò che “può attirare attenzione”
Tra gli oltre 7 milioni di utenti di TikTok in Cambogia c’è una piccola nicchia, quella dei monaci buddisti, che lo usano perlopiù per diffondere i principi del buddismo theravada, la scuola più antica e prevalente nel paese. Il problema è che il codice monastico ha regole molto rigide, pensate per evitare che i monaci attirino l’attenzione su di sé: una cosa che contrasta nettamente con il modo in cui funziona TikTok e con il senso stesso dei social network.
Per questi motivi, come ha raccontato il sito di news internazionali Rest of World, di recente fra i religiosi è nato un dibattito che riguarda proprio l’utilizzo di TikTok: c’è chi lo ritiene un canale utile per coinvolgere più fedeli, e chi invece lo reputa uno strumento controverso e da usare con grande cautela, se non da evitare.
Tra i monaci buddisti cambogiani che hanno un account su TikTok ci sono Bo Pisey e Hak Sienghai: entrambi vivono in un monastero a Battambang, nel nord-ovest del paese, e hanno rispettivamente più di 132mila e 550mila follower. Nella gran parte dei casi sia loro sia gli altri monaci postano foto di momenti di preghiera o video in cui parlano degli insegnamenti del Buddha e del percorso che i buddisti dovrebbero seguire per metterli in atto (Dharma). Ogni tanto però condividono anche video che vanno al di là della religione, per esempio quelli in cui incontrano i turisti o in cui si riprendono assieme agli animali.
In certi casi poi gli account TikTok dei monaci, soprattutto quelli dei novizi, sono molto simili a quelli delle altre persone adolescenti: ci sono selfie, video spiritosi e foto che in qualche caso sembrano voler attirare attenzioni non esattamente religiose, per esempio mostrando i monaci a petto nudo.
@128118piseyយាងព្រះសាស្ដាតម្កល់ក្នុងព្រះបរមកោដ្ឋ!♬ original sound – ភិក្ខុអគ្គធម្មោ ជ្រួញ ពិសី
In Cambogia più di un terzo della popolazione usa TikTok. Da tempo i monaci usavano social network come Facebook e YouTube per diffondere i loro insegnamenti e condividere video in cui parlavano di temi vari. Con TikTok, che si basa prevalentemente sui contenuti che sono di moda e diventano facilmente virali, la loro posizione però è un po’ più scomoda. Le violazioni del codice monastico adottato dai monaci buddisti nel Sud-est asiatico infatti possono comportare punizioni che vanno dai blandi richiami fino all’espulsione dall’ordine.
I principi del buddismo theravada prevedono tra le altre cose che i monaci non possano fare sesso, non debbano uccidere né rubare; anche i novizi sono poi tenuti a seguire altri precetti, tra cui non danzare, non cantare e in generale mantenere un comportamento estremamente sobrio e rispettoso. Come ha spiegato a Rest of World Yon Seng Yeath, vice rettore di un’università buddista di Phnom Penh, la capitale del paese, almeno la metà di queste regole è pensata per fare in modo che i monaci non attirino l’attenzione su di sé: un principio che sembra essere molto difficile da rispettare su un social network in cui è facile raggiungere rapidamente un pubblico molto ampio, al di là delle intenzioni del singolo.
Bo Pisey sostiene di voler solo diffondere il Dharma e di non voler ricavare nient’altro dal suo profilo di TikTok, che ritiene un buono strumento per interagire con le persone, se usato bene. Hak Sienghai dice che è naturale utilizzare TikTok, in un mondo in cui la tecnologia ha rivoluzionato il modo di comunicare con le persone: sostiene di volersi avvicinare ai follower ma non troppo, e spiega di voler essere un esempio per giovani monaci che potrebbero non usare i social nella maniera più opportuna.
Altri monaci sostengono invece che mettersi in mostra su TikTok sia contrario ai valori buddisti, e che soprattutto i novizi non dovrebbero usarlo per non distrarsi dallo studio degli insegnamenti. C’è poi chi propone di introdurre un codice di condotta, come il monaco San Pisith, che al momento studia in Estonia: San Pisith non si dice in favore di un divieto totale, ma per esempio suggerisce che i contenuti condivisi siano esclusivamente didattici.
Seng Yeath fa anche parte dell’autorità regionale dei monaci, che ha il compito di vigilare sul loro comportamento in 4 delle 25 province della Cambogia e stabilire eventuali punizioni in caso di infrazioni. Finora non ci sono state grosse punizioni contro i monaci che condividevano contenuti su TikTok, ha spiegato: sono state osservate solo piccole violazioni, come aver cantato o ballato, che di norma sono state punite solo con l’obbligo di chiedere scusa al tempio. Alcuni gesti, conclude, sono considerati comunque meno gravi se fatti dai giovani.
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