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In questa puntata di Vini Rari ripercorriamo le orme della storia per conoscere due vini dallo stile ossidativo. Un Marsala (speciale) e un vino a base di uve grillo che non subiscono la procedura di fortificazione.

Era una sera buia e tempestosa del 1773, le onde e il vento spazzavano il ponte del brigantino rischiando di affondarlo, quando lontane fioche cominciarono a brillare le luci del porto di Marsala, John Whoodhouse diede ordine al comandante dell’Elizabeth di virare subito verso terra per mettere in salvo equipaggio e carico. Comincia così la storia del più conosciuto vino siciliano, il Marsala, in verità all’epoca non si chiamava ancora così, era noto come Perpetuum per via del metodo di produzione, era un vino ossidativo da uve inzolia e catarratto o perricone nella versione rosso, che si otteneva infatti colmando ogni anno con un vino nuovo una singola botte in modo che il vino ottenuto avesse in sé anche le caratteristiche delle annate precedenti.

La leggenda vuole che Woodhouse dopo aver attraccato e trovato alloggio in una taverna del porto assaggiando il Perpetuum offertogli dall’oste, da buon commerciante ne abbia subito intuito le potenzialità economiche e qualitative, all’epoca infatti in Inghilterra si consumavano enormi quantità di vini come Jerez e Porto provenienti da Spagna e Portogallo. Il resto è storia, Woodhouse, comincia ad importare il Perpetuum in Inghilterra aggiungendogli dell’alcol per renderlo “navigabile” come si diceva allora, poi fonda il suo stabilimento a Marsala, dove inizia a produrre il Marsala col metodo Soleras, presto lo seguono altri inglesi come Ingham, Whitaker, Hopps, quindi arrivano i Florio e Diego Rallo, era nato il Marsala.

Bisogna però aspettare esattamente un secolo perché il Marsala, che nel frattempo aveva avuto un successo planetario e reso ricchissimi tutti i produttori a partire dai Florio, assumesse le attuali caratteristiche organolettiche. Era il 1874 infatti quando il Barone Antonio Mendola, ampelografo e agronomo, impegnato da anni nella ricerca di un vitigno capace di dar più complessità aromatica e struttura al Marsala, registra un ibrido di catarratto e zibibbo (moscato d’Alessandria) col nome di moscato Cerletti, era nato quello che adesso si chiama grillo e che da qualche anno dopo la sua creazione fa parte ancora adesso con inzolia, catarratto e damaschino, delle uve con cui si può produrre il Marsala. Mentre il Perpetuum o Perpetuo che sempre più produttori hanno ripreso a produrre con successo, sta rivivendo una seconda vita, con la denominazione Pre-British proprio in virtù della sua storia.

Grillo: due vini rari e speciali da conoscere

Ziller 47

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