Lunedì mattina c’è stata una grossa esplosione in una moschea di Peshawar, città nel nord-ovest del Pakistan. In quel momento nella moschea c’erano all’incirca 260 persone che pregavano: secondo le autorità locali, almeno 46 sono morte e più di cento sono state ferite. Le autorità pakistane hanno detto che l’esplosione è stata causata da un attentatore suicida. Nel pomeriggio di lunedì l’attentato è stato rivendicato dal gruppo terroristico noto come Tehrik I Taliban Pakistan (TTP), alleato dei talebani afghani e dell’ISIS.
Nell’esplosione è crollata la sala principale dell’edificio, mentre il resto è rimasto intatto: secondo i soccorritori ci sono molte persone intrappolate sotto le macerie, ma non è chiaro il numero e in che condizioni siano. La moschea si trova in un complesso di Peshawar molto fortificato, che tra le altre cose ospita al suo interno la sede della polizia provinciale: quasi tutte le persone presenti al momento dell’esplosione erano infatti agenti di polizia che si erano riuniti per la preghiera mattutina.
Il primo ministro pachistano, Shehbaz Sharif, ha descritto l’esplosione come un «attacco suicida» e ha chiesto a chi lavora nel suo partito di andare con urgenza a donare il sangue per contribuire a curare i feriti che hanno bisogno di trasfusioni. Nel frattempo Sharif è andato a Peshawar con il ministro dell’Interno, Rana Sanaullah.
Peshawar ha 2 milioni di abitanti, è una delle città più popolose del Pakistan ed è la capitale della provincia del Khyber Pakhtunkhwa, che si trova al confine con l’Afghanistan. In passato in città ci sono stati frequenti attacchi terroristici, principalmente da parte dell’ISIS-K, la divisione afghana dell’ISIS. Lo scorso marzo, un attentatore suicida aveva fatto esplodere un ordigno in una moschea uccidendo 64 persone: era stato l’attentato con più morti in Pakistan dal 2018.