“Una coalizione di carri armati”: così Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito la decisione di Germania e Stati Uniti di inviare i loro “Leopard 2” e “M1 Abrams” nella zona di guerra.
Zelensky ha ringraziato il Cancelliere Scholz e il presidente Biden: per gli esperti, i “Leopard” tedeschi e i 31 “Abrams” americani, da fabbricare appositamente, dovrebbero essere sufficienti per equipaggiare due battaglioni di carri armati ucraini.
Ma ci vorranno mesi prima che arrivino i carri armati e, in seguito, servirà l’addestramento necessario per farli funzionare.
Il messaggio notturno di Zelensky:
“La chiave ora è la velocità e la quantità. La velocità di addestramento dei nostri militari, la velocità di fornitura di carri armati all’Ucraina. E la quantità di supporto dei carri armati. Dobbiamo formare un pugno di carri armati, un pugno di libertà, che non permetterà alla tirannia di risorgere”.
Le nuove richieste di Zelensky e l’addestramento del Pentagono
Ottenuti carri armati, Zelensky ora chiede agli alleati occidentali missili a lungo raggio e aerei da combattimento.
Il Pentagono sostiene che inizierà ad addestrare i militari ucraini nelle prossime settimane, prima della temuta offensiva russa di primavera.
Spiega John Kirby, portavoce del Pentagono:
“Questi carri armati non arriveranno ancora per molti mesi, ma i Leopardi non impiegheranno tanto tempo per arrivare in Ucraina e, perciò, non stiamo perdendo tempo. Il Pentagono, molto presto, inizierà a fare l’addestramento per i carri armati alle truppe ucraine, in modo che possano essere pronti sul campo di battaglia una volta che avranno ricevuto i carri armati”.
Cremlino: “Estremamente pericoloso”
Kiev ritiene che l’arrivo di questi carri armati sarà un punto di svolta nella lotta contro la Russia.
Tuttavia, secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, “i nuovi carri armati bruceranno come tutti gli altri”.
E il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che l’invio di carri armati in Ucraina è “estremamente pericoloso” e allontana la possibilità di colloqui di pace.Di cui, peraltro, non parla più nessuno.