Il lockdown a Shanghai che andava avanti da due mesi è finito quasi in tutti i distretti ma non sono spariti i contagi e gli strascichi della strategia zero Covid continueranno a farsi sentire per molto tempo in Cina. Fatti, commenti e previsioni su impatto economico, sanitario e psicologico
Il ritorno alla normalità per Shanghai è stata una grande festa per le strade del centro finanziario cinese. Dopo circa due mesi di lockdown a causa della forte diffusione di una variante di Omicron, il 31 maggio erano state eliminate quasi del tutto le pesanti restrizioni imposte per contenere il virus e mettere in pratica la strategia zero Covid.
Ma il Covid, per quanto si possano chiudere le frontiere e le persone in casa, oltre a non conoscere confini non si piega nemmeno al regime di Pechino e dopo solo 24 ore di riaperture sono stati registrati dei contagi, facendo ripiombare alcuni distretti di nuovo in quarantena.
LA FINE DEL LOCKDOWN
A circa due mesi dall’inizio delle restrizioni che hanno limitato le attività commerciali e bloccato i residenti (con importanti ripercussioni sull’economia cinese e su tutto il mondo), le autorità di Shanghai, il 31 maggio, hanno dichiarato che avrebbero eliminato ulteriori limitazioni per ritornare alla normalità.
La fine del lockdown, almeno per i residenti in zone ritenute a basso rischio, 22 milioni di persone su 25 totali, ha portato ad assistere a scene paragonabili per noi probabilmente solo a quelle viste per la vittoria dei Mondiali di calcio.
Come mostra il video di South China Morning Post, fiumi di persone si sono riversate nelle strade e negli aeroporti per respirare di nuovo la libertà.
IL COVID NON SPARISCE A COMANDO
Fine del lockdown però non significa fine del Covid. Già il 1° giugno le autorità sanitarie di Shanghai hanno segnalato 7 contagi a trasmissione locale, 3 dei quali presentavano sintomi. Tutti i 26 contatti stretti dei pazienti infetti sono stati messi in quarantena e 21 sono risultati negativi.
GLI EFFETTI DELLA STRATEGIA ZERO COVID SULL’ECONOMIA
È ormai opinione condivisa che la strategia zero Covid adottata dalla Cina per eradicare il virus – e non solo – non paga né in termini di salute pubblica né economici.
Le dure restrizioni hanno colpito le imprese dell’hub manifatturiero e commerciale di Shanghai, per non parlare dell’aggravarsi dei rallentamenti nella catena di approvvigionamento e, dunque, degli effetti sull’economia globale.
Ora, anche se gran parte delle restrizioni sono state abolite, gli esperti – si legge su Business Insider – hanno avvertito che l’impatto del blocco continuerà a provocare effetti a catena in tutto il mondo.
Ioana Kraft, direttore generale dello Shanghai Chapter presso la Camera di Commercio dell’Unione europea in Cina, ha dichiarato che i problemi logistici del porto sono stati un fattore chiave per gli intoppi nella supply chain.
Shanghai infatti ospita il porto più trafficato del mondo e tratta circa il 20% delle esportazioni cinesi. Secondo Project44, un database di tracciamento dei dati della catena di approvvigionamento, il porto ha registrato un aumento del 175% del tempo di sosta dei container tra marzo e aprile, il che significa che le navi hanno aspettato più a lungo per imbarcare il carico e quindi per giungere a destinazione.
Adesso prevede che “la situazione rimarrà critica per un po’ di tempo”.
I RISCHI PER GLI INVESTIMENTI
Reuters ha riferito, inoltre, che secondo la Camera di Commercio degli Stati Uniti ci potrebbero essere conseguenze a lungo termine sugli investimenti stranieri a causa delle restrizioni ai viaggi che ostacoleranno i progetti.
“Il 58% dei nostri membri ha già ridotto le previsioni di fatturato per il 2022, mentre il 61% ha subito interruzioni della catena di approvvigionamento a causa di problemi di trasporto e spedizione. La cosa più preoccupante è che i membri non vedono alcuna luce alla fine del tunnel”, ha dichiarato Colm Rafferty, presidente della Camera di commercio statunitense in Cina.
LE CONSEGUENZE DELLA DISUMANA STRATEGIA ZERO COVID
Ma se i contagi riprendono e l’economia frena bruscamente non sono da meno gli effetti psicologici sulle persone.
Infatti, mentre gli organi di stampa del regime sottolineano che il cuore finanziario della Cina ha sconfitto il virus grazie alla guida del Partito, i residenti di Shanghai sono alle prese con i traumi della loro esperienza: dalla perdita di reddito, alla perdita della libertà, alla morte di amici e parenti, fino alla fame.
Molti, scrive Reuters, hanno faticato a comprare cibo o medicine. Centinaia di migliaia di persone sono state mandate in centri di quarantena affollati, a volte trascinate via dalla polizia contro la loro volontà. Tante persone sono morte perché non hanno potuto accedere alle cure mediche essenziali.
Durante i primi giorni di lockdown i bambini sono stati separati dalle madri, finché una protesta pubblica ha spinto le autorità a rivedere la politica. Altri, prosegue l’agenzia, si sono svegliati trovando le porte di casa sbarrate da recinzioni. Un cane è stato picchiato a morte dopo che il suo proprietario è risultato positivo al test.
Se per una parte del Pcc si tratta di una vittoria e di un’ottima gestione della pandemia, molte delle persone uscite dall’isolamento hanno descritto un senso di apprensione e preoccupazione per il futuro, disillusione e rabbia nei confronti delle autorità.
“Sento che la fiducia della gente nel governo è crollata e sono successe molte cose incredibili”, ha detto un testimone a Reuters. E ha aggiunto: “Troppo è stato perso e ora temiamo che si ripeta”.
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