UCRAINA
13.04.2022 – 16:30
Mentre l’esercito russo si ritira verso est, emergono decine di testimonianze di stupri perpetrati per «egemonia etnica»
«È un crimine sottostimato e una questione stigmatizzata anche in tempi di pace. Penso che ciò che riusciremo a documentare sarà solo la punta dell’iceberg»
KIEV – Violentate fino alla morte, costrette ad avere in grembo la creatura di chi è entrato in casa loro e le ha minacciate con un fucile di togliersi i vestiti. Solo in un seminterrato a Bucha, «circa 25 ragazze e donne sono state sistematicamente stuprate. Nove di loro sono incinte».
Da ogni territorio ucraino che è stato temporaneamente occupato dall’esercito della Federazione russa arrivano racconti e testimonianze di persone divenute, loro malgrado, armi del conflitto. E mentre la guerra si concentra più a est, ci sono corpi esanimi ritrovati senza abiti e lasciati su un marciapiede, in un seminterrato, o pochi metri sotto terra. Perché? Le parole di chi è sopravvissuto forniscono un primo motivo, che apre la via al movente dello stupro etnico.
Una donna di 50 anni ha raccontato alla Bbc di essere stata portata via di casa il 7 marzo, dove viveva con il marito, da «un combattente ceceno, giovane e magro». Con un fucile puntato alla testa, dice di essere stata condotta in una casa vicina e che lì le è stato ordinato di togliersi i vestiti. «Continuava a dire che mi avrebbe uccisa, se non avessi fatto come diceva. Poi ha iniziato a violentarmi». Alcuni soldati sarebbero poi entrati nella stanza e avrebbero portato via l’uomo. «Quando se ne sono andati, ho trovato droghe e viagra. Si sballavano ed erano spesso ubriachi. La maggior parte di loro sono assassini, stupratori e saccheggiatori. Solo pochi stanno bene».
Anche se questa donna in qualche modo è stata salvata, non ha smesso di piangere mentre veniva intervistata e quando è tornata a casa ha trovato il marito con una grave ferita da arma da fuoco all’addome, morto di stenti due giorni dopo. Altri racconti simili stanno emergendo grazie alla hotline dedicata alla raccolta di testimonianze di crimini di guerra. Come racconta il difensore civico Lyudmyla Denisova, «una donna di 25 anni ha chiamato per dirci che sua sorella di 16 anni è stata violentata in strada di fronte a lei. Ha detto che stavano urlando “Accadrà a tutte le prostitute naziste”».
E in quell’«accadrà» sta il primo movente ipotizzato, appunto quello dello stupro etnico. Sempre Denisova ha infatti spiegato che «i soldati russi dicono loro di volerle violentare a tal punto da far morire in loro il desiderio per altri uomini, per impedire loro di avere figli ucraini. Circa 25 ragazze e donne tra i 14 e i 24 anni sono state sistematicamente violentate durante l’occupazione di Bucha nel seminterrato di una casa. Nove di loro sono incinte».
Le donne ucraine non devono però solo proteggersi dai soldati dell’esercito russo. Il Guardian riferisce di un caso in cui un’insegnante è stata trascinata da un membro della difesa territoriale in una biblioteca e lì ha cercato di violentarla. L’uomo è stato arrestato. Come racconta Kateryna Cherepakha, presidente di La Strada Ukraine – una ong che combatte, tra le altre cose, contro la tratta di esseri umani – «lo stupro è un crimine sottostimato e una questione stigmatizzata anche in tempo di pace. Penso che ciò che riusciremo a documentare sarà solo la punta dell’iceberg».