Una splendida villa del ’600 immersa tra le colline del Prosecco è ora in vendita per 12 milioni di euro
Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, nel luglio del 2019, sono state iscritte dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale come paesaggio culturale, al pari della Costiera Amalfitana, delle 5 Terre, del Cilento e Vallo di Diano, dei Sacri Monti, della Val d’Orcia, delle Ville e dei Giardini Medicei, dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato. Sui pendii delle colline del Prosecco, talvolta molto ripidi, a un’altitudine compresa tra i 50 e i 500 metri sul livello del mare, molti vignaioli coltivano tenacemente sin dal XVIII secolo la Glera e altri vitigni locali come Verdiso, Perera e Bianchetta, ma anche Chardonnay e Pinot. Ed è proprio qui, tra queste morbide e suggestive colline ricamate da vigneti e dalla maestosità delle più belle dimore venete, si erge questa splendida villa risalente alla seconda metà del XVII secolo progettata dall’architetto veneziano Baldassare Longhena.
L’architetto più celebre della Venezia del XVII secolo
Dalle antichità veronesi al paradosso di Venezia, città che sorge sull’acqua, sino alle opere di Carlo Scarpa, l’architettura nel Veneto ha rivestito un ruolo centrale per la cultura e l’identità di un’intera regione. E non solo, se pensiamo che grande parte dell’edilizia monumentale europea del XVII è segnata dall’influenza di Palladio, di Vincenzo Scamozzi e dei loro eredi. Baldassare Longhena, allievo di Scamozzi, di cui concluderà le Procuratie Nuove in Piazza San Marco, è l’artista che più di tutti ha contribuito a segnare la veste della Venezia del Seicento. Nel 1631 comincia l’edificazione del suo capolavoro, la Chiesa della Salute, in cui riprende i modelli antichi e quelli rinascimentali di Palladio e li trasforma con una sensibilità barocca evidente, in particolare, nella modulazione sfarzosa dell’esterno. Ma la sua inventiva si riconosce anche nella sontuosa Chiesa degli Scalzi (1660 ca.) o in quella, particolarissima, dell’Ospedaletto (1668-1674) oltre che nelle scenografiche realizzazioni delle facciate della Scuola dei Carmini e dello Scalone e della Biblioteca di San Giorgio Maggiore. Altrettanto importante fu il suo ruolo nel segnare la tipologia delle residenze patrizie rinnovando anche in questo ambito le esperienze rinascimentali. Al suo nome si legano, infatti, alcuni dei principali edifici seicenteschi della città come Ca’ Pesaro e Ca’ Rezzonico.