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C’è una valle tranquilla, che confina da un lato con l’Austria e da un altro con la Svizzera. È la Val Venosta, un piccolo paradiso delle vacanze, lontano dalle folle di turisti, che, strano a dirsi, regala ancora scorci incontaminati.

Qui, dove nasce il fiume Adige, al Passo di Resia, e dove svettano picchi che sfiorano le nuvole, come l’Ortles, la montagna più alta, 3.906 metri, si dipanano piccole vallate laterali incantevoli, ideali per chi è alla ricerca di una vacanza attiva, ma anche slow. Ce n’è per tutti i gusti.

Ed è in tre delle sue valli che vogliamo portarvi, per farvi scoprire il lato incontaminato e incredibilmente affascinante dei paesaggi che regalano. Valli da scoprire a passo lento, un po’ fuori dal tempo, ciaspolando tra la neve fresca, dove si scorgono ancora intatte le impronte degli animali che sono passati poco prima, attraversando boschi di pini e larici e incontrando piccole malghe dai tetti innevati dove d’estate viene riposto il fieno che servirà per tutto l’inverno.

Valli da attraversare anche velocemente, inforcando gli sci, risalendo fino in cima con le funivie o seggiovie (dove ci sono) oppure a piedi, scivolando sulla neve non battuta. O ancora, da percorrere con lo slittino o la moto da neve.

La selvaggia Vallelunga

Cappella, un villaggio nella parte posteriore della Vallelunga, una valle laterale e ancora poco conosciuta della Val Venosta, è il punto di partenza di una bellissima escursione nella neve da fare a piedi, con le scarpe da trekking o, meglio ancora, i ramponcini da ghiaccio, che rendono il passo più stabile nella neve, specie se c’è anche ghiaccio. La passeggiata, piuttosto facile, è lunga poco più di 4 chilometri con un dislivello di 420 metri. In un’ora e mezza si raggiunge la destinazione. Che regala una bellissima sorpresa.

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In cima alla malga Maseben e al suo osservatorio

Dal parcheggio si cammina fino alla vecchia stazione a valle di Maseben, si attraversa il fiume Carlino, si sale sulla vecchia pista da sci fino al sentiero nel bosco e si segue il sentiero n° 15 sulla sinistra per circa 600 metri. Poi, si prosegue a destra sul sentiero n° 19. Si sale attraverso il bosco, si passa dalla vecchia stazione intermedia e dalla malga di Maseben finché non si raggiunge il rifugio Maseben. Una volta arrivati al rifugio, a 2.267 metri di altitudine, si gode di una splendida vista sull’ambiente alpino circostante. Ma la sorpresa non è questa. Il proprietario del rifugio, Alessandro Secci, lo ha aperto quasi dieci anni fa. Qui ci si può fermare a mangiare un tagliere di formaggi e salumi altoatesini con pane di segale o piatti caldi dal menu, provare una delle sue ottime grappe prodotte dalla distilleria in Alta Val Venosta (suo nonno sardo gli ha insegnato come fare a distillare) e dormire nelle comode camere, tutte con bagno privato, passando la notte in cima alla montagna dove l’aria è frizzantina e tutt’intorno non c’è anima viva, se non qualche lepre notturna.

È per l’assenza quasi totale di inquinamento luminoso che il rifugio è stato scelto per installarvi due telescopi (uno per osservare il Sole) fissati direttamente alla malga, creando un vero e proprio osservatorio astronomico, aperto tutto l’anno. Ed è questa la vera grande sorpresa di questa passeggiata. Gli esperti, Wolfgang Thöni e Siegfried Patscheider, ogni giovedì, salgono al rifugio di sera per mostrare, agli ospiti o a chi ha voglia di partecipare alla lezione di astronomia, le costellazioni, che sono sempre diverse, in base alla stagione o semplicemente alle condizioni meteo. Un’esperienza entusiasmante organizzata insieme all’Associazione turistica Passo Resia, non soltanto per gli astrofili, ma per tutti. I bambini e i ragazzi la adoreranno. Per tornare indietro si può noleggiare uno slittino o farsi accompagnare con la motoslitta.

Prato allo Stelvio, ai piedi del parco nazionale

Questa escursione porta proprio nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, che conduce dalla riserva dei cervi di Fragges, appena sopra il borgo di Stelvio – un paese che conta poche centinaia di abitanti ma che ha dato il nome a un Passo che è il più alto valico automobilistico d’Italia e persino a un parco nazionale – fino al rifugio Forcola, passando per la malga di Prato. Qui, ci si addentra nei boschi e il dislivello, se ci si vuole avventurare nella neve fresca con le ciaspole, è superiore ai 400 metri. Per arrivare al rifugio il percorso è lungo circa 3 chilometri e il tempo di percorrenza è di un’ora e mezza/due, a seconda dell’allenamento (la guida Hubert Wegmann che porta gli escursionisti di ogni livello tra queste vette ci mette poco più di mezz’ora!). Anche in questo caso, la vera sorpresa è alla fine del cammino.

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La vista mozzafiato dal rifugio Forcola a Prato allo Stelvio

Di tanto in tanto, lungo il sentiero battuto s’incontra qualche altro escursionista, ma a tratti pare di essere lì, soli con la montagna. Qui la natura è incontaminata e non è raro incrociare il cammino di qualche animale, specie se si decide di abbandonare il sentiero segnato per immergersi tra le conifere. Una volta giunti al rifugio, ecco la grande sorpresa: una vista panoramica che lascia a bocca aperta. Una cornice di montagne innevate, tra cui spicca la più alta di tutte, l’Ortles, circonda la terrazza del rifugio da cui non si vorrebbe mai venire via. Per tornare indietro si può percorrere il sentiero a ritroso o scendere con la seggiovia da Trafoi.

L’idilliaca Val Roia

Questa piccola valle prende il nome da un microscopico borgo, Roia, che conta poche decine di abitanti e che è uno degli insediamenti più alti dell’Alto Adige (1968 metri sul livello del mare). Si estende verso Nord fino a raggiungere il meraviglioso e famoso Lago di Resia, quello con il campanile che spunta dalle acque, che dista pochi chilometri e che, forse, è l’attrazione più famosa della Val Venosta.

Tra malghe, fienili e ruscelli, in questa valle si snoda un bellissimo – e piuttosto facile – itinerario ad anello che inizia dal parcheggio di Roia e prosegue sui pascoli di montagna in direzione della fine della valle. Il percorso passa da splendidi prati di montagna, che d’inverno sono ricoperti di neve non battuta, ma segnata solo dal passaggio di altri escursionisti, e costeggia, in parte, il Rio Val Roia fino ad arrivare a una pianura. Dopo aver superato il torrente su un ponticello di legno, il sentiero sul lato destro della valle attraversa una pineta in direzione della baita Rojen. La posizione idilliaca e il paesaggio incontaminato rendono la Val Roia un angolo davvero magico dove ciaspolare d’inverno in un silenzio quasi surreale.

Questa è anche una zona sciistica. Per chi volesse inforcare gli sci, infatti, ci sono le piste che partono dal comprensorio di Belpiano, tra le stazioni più popolari di tutta la Val Venosta, con sette impianti di risalita e neve che dura fino a primavera inoltrata. Con lo skipass due-Paesi, poi, si può anche sciare su 52 impianti di risalita e 211 splendidi chilometri di piste attraverso le sei aree sciistiche di Nauders, Belpiano, Malga San Valentino, Solda, Trafoi e Ortler che fanno parte della skiarena della Val Venosta. Ma questo è un altro viaggio.

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La Val Roia, tra malghe e paesaggi incontaminati