Il negoziato-fiume, poi l’intesa
C’è un punto comune sull’allegato di attuazione per normalizzare i rapporti tra i due Paesi
OHRID – Dodici ore di negoziati per trovare un bandolo della matassa lunga quasi un quarto di secolo e per arrivare, annunciato dall’Ue in nottata, a una faticosissima intesa. L’incontro di alto livello a Ohrid, in Macedonia del Nord tra il presidente serbo Aleksandar Vucic e il premier del Kosovo, Albin Kurti, mediato dall’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, e dal rappresentante speciale Ue per i Balcani occidentali, Miroslav Lajcak, alla fine ha portato ad un nuovo, importante passo avanti nella normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi.
«Serbia e Kosovo hanno raggiunto l’intesa sull’allegato di attuazione», ha annunciato Borrell pur ammettendo che, «sulla proposta più ambiziosa» avanzata da Bruxelles non si è invece riusciti a trovare un compromesso.
L’incontro era stato convocato per finalizzare l’accordo proposto dall’Ue per normalizzare le relazioni tra i due Stati, adottandone l’allegato di attuazione. Una prima intesa era stata raggiunta il 27 febbraio a Bruxelles quando i due leader avevano concordato che «non sarebbero state necessarie ulteriori discussioni» sull’accordo di base. Nel testo la Serbia non riconosce il Kosovo come Stato indipendente, ma le due parti accettano la reciproca legittimità di documenti e simboli nazionali, inclusi passaporti, diplomi, targhe e timbri doganali. La formula contiene anche l’impegno di Belgrado a non opporsi all’adesione del Kosovo ad alcuna organizzazione internazionale. E, con l’intesa arrivata ad Ohrid Pristina «ha accettato di lanciare immediatamente negoziati facilitati dall’Ue per assicurare un livello appropriato di autonomia per le comunità serbe in Kosovo», ha spiegato Borrell.
L’allegato di attuazione oggetto dei negoziati sul lago di Ohrid dà sostanza all’accordo di base ed è parte integrante dell’intesa. Un allegato cui l’Ue attesta una grande importanza: finora infatti più della metà degli impegni presi con gli accordi di Bruxelles del 2013 e del 2015 sono stati ampiamente disattesi da ambo le parti. E, non ha caso, Borrell ha sottolineato un punto: quanto concordato in Macedonia del Nord rientra nel negoziato di adesione della Serbia nell’Ue e nel percorso di avvicinamento all’Unione del Kosovo. «Non rispettare» l’intesa «porterà a delle conseguenze», ha puntualizzato Borrell.
L’accordo, anche per le dichiarazioni delle due parti nei giorni scorsi, si preannunciava in salita. Vucic aveva promesso che non avrebbe mai riconosciuto il Kosovo, ma aveva anche detto che non aveva alcuna intenzione di aiutare Pristina a entrare nelle Nazioni Unite. E, al termine del round negoziale, il presidente serbo ha puntualizzato di non aver firmato nulla e che il tutto non si è concluso certo oggi. Ma allo stesso tempo ha sottolineato: «Una qualche intesa l’abbiamo raggiunta, e di questo sono soddisfatto».
I negoziati di Ohrid sono stati preceduti da un’intensa attività diplomatica. L’obiettivo delle cancellerie europee e americana è di mettere in sicurezza i Balcani Occidentali a partire dal suo anello più debole, il Kosovo, e spingere la regione verso l’integrazione euro-atlantica. «Pace, riconciliazione e sviluppo economico sono requisiti chiave per un rapido progresso dei Balcani Occidentali in direzione dell’Ue», ha sottolineato Borrell prima di diffondere il testo dell’allegato di attuazione su cui c’è stata l’intesa annunciata dall’Ue. Un testo dove, nero su bianco, è scritto che Serbia e Kosovo «riconoscono che il mancato rispetto dei loro obblighi avrà conseguenze dirette e negative per i loro rispettivi processi di adesione all’Ue e per gli aiuti finanziari che ricevono da Bruxelles».