Fonte Claudio Salvalaggio (ANSA)
I repubblicani non sfondano, il Senato resta in bilico
La democrazia americana si conferma più spaccata che mai, anche se l’atteso tsunami repubblicano non c’è stato.
«Non è certamente un’onda rossa, ma è chiaro che ci riprenderemo la Camera», sottolineano in campo repubblicano. Anche se Trump sembra uscire indebolito alla vigilia del suo «grande annuncio» di martedì 15 novembre. Mentre in Florida DeSantis sogna.
WASHINGTON – I repubblicani non sfondano a Midterm e i dem tengono meglio del previsto. I primi sono sorpresi della loro debolezza, i secondi della loro resilienza, come se avessero pareggiato in trasferta su un campo difficile smentendo i pronostici della vigilia. Con risultati che potrebbero cambiare anche la corsa per la Casa Bianca nel 2024, rilanciando le quotazioni di Joe Biden e penalizzando Donald Trump proprio alla vigilia del suo «grande annuncio» martedì prossimo a Mar-a-Lago.
L’atteso tsunami rosso repubblicano non si è abbattuto sulla sempre più spaccata democrazia americana, che resta però ancora col fiato sospeso per il grande numero di gare “too close to call”, ossia così serrate da non poter essere ancora decise. Il Grand Old Party avanza lentamente verso la riconquista della Camera: secondo una proiezione di Nbc, ai dem andranno 214 seggi (contro i 221 attuali) mentre i repubblicani ne avranno 221 (ora ne hanno 212), solo tre sopra il quorum di maggioranza, dopo aver strappato 13 posti ma con un guadagno netto di 9.
«Non è certamente un’onda rossa, questo è sicuro», ha ammesso l’influente senatore Lindsey Graham, tra i più stretti alleati di Donald Trump. «Ma è chiaro che ci riprenderemo la Camera», si è consolato il leader del partito alla House Kevin McCarthy, che dovrebbe succedere a Nancy Pelosi come speaker e che ha già promesso non solo una stretta sugli aiuti all’Ucraina ma anche indagini a tappeto sull’amministrazione Biden.
Il Senato invece resta in bilico anche se la cruciale vittoria di John Fetterman in Pennsylvania contro il chirurgo Mehmet Oz, quel ‘dottor Oz’ televisivo che Trump aveva imposto contro il volere del partito per difendere un seggio Gop, fa sperare ai democratici di poter conservare almeno quella parità spezzata a loro favore dal voto della vicepresidente Kamala Harris. Ora il pallottoliere indica 49 a 48 per i repubblicani ma tutto dipenderà dall’esito di tre Stati: se non basteranno Arizona e Nevada a decidere le sorti della Camera alta, bisognerà attendere il ballottaggio del 6 dicembre in Georgia tra il reverendo dem Rafael Warnock e l’ex campione di football Herschel Walker, entrambi rimasti sotto il 50%.
Resta inoltre l’incognita delle contestazioni, dopo i primi sospetti di brogli agitati da Donald Trump in Arizona, dove c’è grande attesa anche per la sua candidata a governatrice Kari Lake dopo il fiasco di Doug Mastriano nel Keystone State.
Per ora comunque Joe Biden può tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo e continuare ad accarezzare il desiderio di ricandidarsi, forte anche del bastione dem della Pennsylvania, decisivo nel 2020 per la sua elezione. Del resto storicamente il partito che occupa la Casa Bianca perde a Midterm, a parte due eccezioni dal 1934, mentre i risultati provvisori suggeriscono che potrebbe trattarsi addirittura della migliore tornata di metà mandato per un presidente e per il suo partito dal 2002. Per lo storico Joshua Zeitz, autore del libro ‘Lincoln’s Boys’, non ci sono dubbi: «Basandosi su ciò che ha fatto con 50 senatori, il caos che ha sistemato dopo Trump, la sua leadership sull’Ucraina e il voto di ieri, posso dirvi come storico che Biden entrerà nei libri come un vincente».
Trump invece sembra uscire indebolito dal voto di Midterm, nonostante l’abbia definito «una grande serata» minimizzata dalle Fake news e dai dem. È vero che è riuscito a piazzare oltre 140 candidati negazionisti dei risultati delle presidenziali del 2020, tra cui il finanziere-scrittore Dj Vance in Ohio, ma molti hanno perso in duelli chiave. Il suo entourage lo descrive «livido» e «furioso con tutti», in particolare con Oz ma anche con chi glielo ha consigliato, compresa la moglie Melania.
Il vero vincitore in campo repubblicano è l’italo-americano Ron DeSantis, riconfermato a valanga governatore di una Florida sempre meno swing state e sempre più rosso Gop. Un successo che rafforza le sue ambizioni presidenziali e con cui ha dimostrato di essere il «futuro» del partito repubblicano, come titola a tutta pagina il New York Post, il tabloid di Rupert Murdoch. E infatti il tycoon ha fatto sapere di essere pronto a spiattellare «cose non belle» su DeSantis perché lo conosce «più di chiunque altro, forse più di sua moglie». «Ho appena cominciato a combattere», gli ha risposto a distanza Ron, orgoglioso di aver trasformato lo swing state della Florida nella «terra promessa» dei repubblicani. Il partito è a un bivio e deve decidere su chi scommettere.