La scalatrice Elnaz Rekabi è tornata (velata) a Teheran

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Fonte Ansa, Filippo Cicciù

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La scalatrice Elnaz Rekabi è tornata (velata) a Teheran

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La scalatrice Elnaz Rekabi è tornata (velata) a Teheran

Ad accoglierla una folla di sostenitrici, lei però nega il gesto: «L’hijab si è impigliato nell’equipaggiamento»

La scalatrice Elnaz Rekabi è tornata (velata) a Teheran

Ad accoglierla una folla di sostenitrici, lei però nega il gesto: «L’hijab si è impigliato nell’equipaggiamento»

TEHERAN – «Sei un’eroina». Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che ha gareggiato senza il velo sfidando la Repubblica islamica, è stata accolta con applausi e slogan da una folla di oltre mille persone che si è radunata verso le 4 del mattino all’aeroporto di Teheran. La scalatrice trentenne rientrava con le compagne di squadra dai Campionati asiatici in Corea del Sud, dove ha partecipato alla finale senza l’hijab, obbligatorio in pubblico dal 1979 nell’Iran degli ayatollah.

«Sono stata chiamata per gareggiare quando non me l’aspettavo, mi sono ritrovata impigliata nella mia attrezzatura tecnica. Per questo non ho fatto attenzione al velo che avrei dovuto indossare», ha dichiarato alla stampa l’atleta in un’intervista all’aeroporto, apparendo davanti alle telecamere, di fatto, ancora senza il velo ma coprendosi il capo con un cappellino da baseball e il cappuccio della felpa nera che indossava.

«Sono tornata in Iran in pace, in perfetta salute e secondo il programma previsto. Mi scuso con il popolo iraniano per le tensioni che si sono create», ha detto la sportiva, aggiungendo che non aveva «alcuna intenzione di abbandonare la nazionale».

Secondo attivisti e utenti iraniani sui social media, Rekabi sarebbe stata costretta dalle autorità iraniane a rilasciare queste dichiarazioni. Ricalcano un suo messaggio di ieri su Instagram, dove diceva che l’hijab le era caduto “inavvertitamente”, dopo che si erano perse le sue tracce. Secondo i siti dei giornalisti iraniani dissidenti all’estero, mentre non si capiva dove fosse, la sportiva sarebbe stata portata all’ambasciata di Teheran a Seul mentre le immagini di lei che gareggiava senza velo facevano il giro del mondo. Un gesto interpretato come un sostegno alle proteste in corso da oltre un mese in Iran per Mahsa Amini, la 22enne curda morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto.

La dura repressione del regime di Teheran contro i manifestanti ha provocato, secondo ong per i diritti umani, almeno 240 morti e 8.000 arresti in un mese. Le critiche dell’Occidente, e le sanzioni decise dall’Unione europea in protesta contro la reazione alle dimostrazioni, sono state bollate come «interferenze negli affari interni» dai funzionari della Repubblica islamica e oggi Teheran ha annunciato la sua risposta.

Quattro istituzioni e 15 funzionari occidentali che hanno contribuito a imporre sanzioni contro l’Iran finiranno nella lista delle organizzazioni terroristiche della Repubblica islamica, ha annunciato il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian.
 
 

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