Erano amici, soci in affari, compagni di nottate brave a base di sesso e violenza. Entrambi coinvolti in scandali sessuali e accusati di aver violentato, per anni, ragazze minorenni, si sono uccisi, privando la Giustizia della possibilità di far saldare loro il conto dei propri crimini.
Parliamo dei protagonisti del più grande scandalo sessuale degli ultimi anni, ossia di Jeffrey Epstein e di Jean-Luc Brunel, amico, come detto, dell’imprenditore statunitense e fondatore di due agenzie di moda di successo quali la MC2 Model Management e la Karin Models, coinvolta nello scandalo di traffico di stupefacenti e di violenze avvenute al suo interno.
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Jean-Luc Brunel si toglie la vita come Epstein
L’ex talent scout di modelle di successo, del calibro di Sharon Stone e Milla Jovovich, si è tolto la vita la notte tra il 18 e il 19 febbraio di quest’anno, impiccandosi nella sua cella nel carcere di La Santé, a Parigi, dove era rinchiuso con l’accusa di aver violentato alcune ragazze con cui lavorava. Brunel era stato fermato, nel 2020, all’aeroporto Charles De Gaulle mentre si stava per imbarcare per il Senegal, forse in un vano tentativo di fuga, con l’accusa di aver violentato una ragazza minorenne di 15 anni e molestato sessualmente un’altra donna. Era anche coinvolto nei reati di “tratta di essere umani aggravata al danno di vittime minorenni allo scopo di sfruttamento sessuale” che facevano capo ad Epstein.
Brunel avrebbe condiviso un ruolo con Ghislaine Maxwell, ex fidanzata e collaboratrice di Epstein, nel provvedere alla ricerca delle ragazze di cui abusare. Maxwell è stata dichiarata colpevole, il 30 dicembre 2021, da un tribunale di New York di essere complice degli abusi sessuali commessi dal noto finanziere. Il caso Jeffrey Epstein, di cui si parla ormai da anni, è un intrico di nomi, date, luoghi e vicende giudiziarie. Una ragnatela che, nel tempo, è andata sempre più allargandosi, avviluppando, nelle sue spire, anche persone altolocate come Andrea, duca di York, messo al bando, per tale motivo, dalla Casa Reale inglese.
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Il modus operandi di Epstein
Il bandolo di questa intricata matassa è rappresentato sicuramente da Jeffrey Epstein, insegnante, imprenditore nel settore bancario e finanziario, criminale e stupratore seriale. Nato a New York, il 20 gennaio del 1953, Epstein iniziò la sua attività professionale, nel 1974, come insegnante di fisica e matematica presso la Dalton School, prestigiosa scuola privata di New York, per poi passare, dopo il suo licenziamento due anni dopo, al settore finanziario presso la banca d’investimento Bear Stearns e fondare, nel 1982, la sua società J.Epstein&Co, una società di gestione finanziaria.
Un uomo di successo, un miliardario con frequentazioni molto importanti, da Donald Trump a Leslie Wexner, proprietario di Victoria’s Secret. Un novello Gatsby dai lati oscuri ed «una ossessione per le minorenni (…). Puntava sulle ragazze con difficoltà economiche», come emerge dai documenti legali relativi agli anni che vanno dal 2002 al 2005. Oltre duemila pagine di testimonianze e rapporti di polizia da cui emerge con chiarezza il lato oscuro del miliardario: ingaggiava le ragazze come massaggiatrici, pagandole anche 200 dollari a seduta, corrompendole con oggetti di lusso, gioielli e ipad. Decine di minorenni sono passate nelle sue residenze, da Palm Beach, in Florida, a Parigi e Manhattan. Il maggiordomo incaricato di ripulire il bagno dai sex toys testimoniò che si trattava di ragazze molto giovani che «mangiavano sempre latte e cereali come le mie figlie». Dopo i primi approcci, le richieste di Epstein diventavano sempre più esplicite e prima chiedeva loro di spogliarsi, per poi guardarle, toccarle e, in alcuni casi, anche violentarle.
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L’amica fidata che ingannava le ragazzine
Un personaggio di spicco della vicenda è stata Ghislaine Maxwell, ereditiera inglese, passata in breve tempo dal ruolo di fidanzata di Epstein a quella di amica fidata, incaricata di setacciare le sale massaggi o di appostarsi all’uscita dalle scuole per portare nuove schiave sessuali al finanziere. Figlia del famoso magnate dell’editoria, Robert Maxwell, Ghislaine si era laureata a Oxford e aveva iniziato a lavorare per una delle testate del padre, diventando, in breve tempo, una delle socialitè più in vista del momento frequentando, sia a Londra sia a New York, dove nel frattempo si era trasferita, gli uomini più in vista del mondo della politica e della finanza.
Fidanzatasi con Epstein, gli rimase accanto anche dopo che la relazione sentimentale finì, svolgendo molte mansioni, tra cui quella di segretaria e tuttofare. Tra le sue mansioni principali, come è stato appurato nel corso del processo a suo carico, vi era quello di procacciare ragazze minorenni all’amico Epstein. La tecnica usata era sempre la stessa: prima attirava le ragazze con la promessa di lavori rispettabili e alti guadagni, per poi istruirle sui massaggi erotici «di cui usufruiva lei stessa».
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Uno scambio di messaggi «inquietanti»
Nel 2005, la polizia di Palm Beach iniziò a indagare su Epstein a seguito di una denuncia presentata dai genitori di una ragazza di 14 anni che dichiarava di essere stata molestata sessualmente dall’uomo. La giovane aveva infatti raccontato ai genitori di essere stata invitata, insieme ad altre due amiche, nella villa del miliardario e qui di averlo massaggiato nuda in cambio di 300 dollari. Il finanziere venne ritenuto colpevole dal Tribunale della Florida e scontò 13 mesi di custodia, con rilascio per lavoro, dopo aver patteggiato la pena. I funzionari federali, nel corso delle indagini, erano riusciti a identificare 36 ragazze di appena 14 anni che erano state molestate sessualmente dal finanziere.
Secondo un’indagine condotta dall’Herald Miami, suffragata da una quantità notevole di foto e video compromettenti, le vittime sarebbero state almeno 80. Nello stesso periodo, anche il nome di Jean-Luc Brunel, iniziò a insospettire gli investigatori, per via di messaggi, definiti «inquietanti», che l’agente di moda scambiava con l’amico Epstein. In uno di questi, Brunel scriveva «Ho un’insegnate per te, che ti insegna a parlare russo. Lei ha 28 anni, e non è bionda».
Tra le principali accusatrici nel caso Epstein, vi è Virginia Louise Giuffre, nata Roberts, che, dopo una serie di affidi, si era ritrovata a vivere, ancora ragazzina, per strada. Nel 2000, la giovane era stata avvicinata da Ghislaine Maxwell, all’epoca addetta agli spogliatoi nel resort di Palm Beach di proprietà di Donald Trump, che le aveva proposto un lavoro come massaggiatrice. A 17 anni, Epstein le fece conoscere il principe Andrea, duca di York, che abusò di lei, come raccontato dalla donna, in diverse occasioni. La stessa ha dichiarato durante il processo che la vedeva parte civile, di essere stata costretta a far sesso anche con Brunel.
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Morti suicidi, lasciano le vittime senza risposta
Il 6 luglio del 2019, Epstein venne nuovamente arrestato con l’accusa federale di traffico sessuale di minorenni in Florida e New York. Secondo i pubblici ministeri dell’Unità di corruzione pubblica di New York, «dozzine» di ragazze minorenni erano state portate nelle dimore di Epstein per incontri sessuali. Il 23 agosto dello stesso anno, la procura di Parigi avviò una indagine sul finanziere che venne indagato per stupro e aggressione sessuale nei confronti di minori e associazione a delinquere. A Parigi, infatti, Epstein era proprietario di un appartamento considerato come il luogo in cui avvenivano le violenze a danno delle minori. È stato proprio a seguito di tale indagine che è emerso anche il nome di Brunel, accusato, oltre che dalla Giuffre, anche dalla modella olandese Thysia Huisman, che sostiene di essere stata violentata e drogata nel 1991.
La Giustizia non è riuscita però a fare il suo corso e rendere merito al coraggio delle vittime di aver denunciato anni di soprusi. Epstein, infatti, si è tolto la vita il 10 agosto del 2019, impiccandosi alle sbarre della cella in cui era rinchiuso, esattamente come tre anni dopo ha fatto il suo amico e complice Brunel.
Alla notizia della sua morte, Virginia Giuffre, ha dichiarato di provare sollievo, «perché so che non potrà più fare male a nessuno ma, allo stesso tempo, rabbia perché dopo aver combattuto tanto, non potrò vederlo rispondere della sua condotta». Lo stesso sentimento manifestato dall’avvocata delle cause civili Anne Claire Le Jeune, alla notizia del suicidio di Brunel. «Ci è voluto tanto coraggio per poter parlare, per essere ascoltate dalla polizia e dagli inquirenti. È stato piuttosto terribile per le vittime che, ora, non avranno risposte su quanto loro accaduto».