Firenze ostaggio delle babygang

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Le preoccupazioni esternate nel Comune di Scandicci qualche giorno fa dai commercianti che lamentano letteralmente di essere sotto assedio da parte delle c.d. babygang è solo la punta di un preoccupante iceberg che coinvolge il territorio fiorentino (e, invero, nazionale) in questa escalation di microcriminalità.

Babygang tra identità mancata e identità di branco

Il fenomeno delle babygang è l’ultima trovata importata da oltreoceano da parte di giovanissimi ragazzi sempre più frustrati e sempre più in cerca di un branco che possa supplire a una evidente crisi di identità e autostima.

Il percepirsi come “nessuno” determina la volontà di trovare un contesto che attribuisca un ruolo, un’identità, una funzione e persino un senso a una esistenza che altrimenti verrebbe percepita come vuota.

Fin qui si tratta di un fenomeno fisiologico,  ma che, nella crisi di ogni tipo di comunità collettiva – dalla famiglia allo Stato – diventa patologico. Allorché il gruppo dei pari da cui si ricerca riconoscimento identitario non ha altra caratterizzazione se non la violenza, il fenomeno diventa preoccupante. I deboli si fanno forti in gruppo mediante la violenza e da “vittime” diventano carnefici.

Lo schema è sempre lo stesso. Attacco in branco (più o meno esteso) ai danni di una vittima debole o percepita come tale. Dall’innesco di una lite per futili motivi molto rapidamente si passa all’ aggressione fisica. Il tutto in una manciata di secondi tanto da rendere inoffensiva qualsiasi reazione del malcapitato anche nel caso in cui esso sia un adulto.

Moltiplicazione dei casi in città

Basta scorrere le cronache per rendersi conto della moltiplicazione di episodi del genere in città. Pochi giorni fa a Firenze, in Via del Mezzetta si è verificato un episodio di aggressione ai danni di uno studente; qualche giorno prima era toccato a due adulti in zona Monticelli-Boschetto, malmenati per aver osato rimproverare questi giovani, e poi davanti a una scuola fiorentina altro episodio. Sempre a Scandicci, nei giorni passati si è verificato un tentativo di rapina ai danni di un coetaneo per il quale stanno indagando i Carabinieri. E si potrebbe continuare.

Insomma, aumentano i casi e e si alza il tiro sia sotto il profilo della vittimologia (anche adulti), e sotto quello delle specifiche condotte criminose (dalla lite, alla consumazione di veri e propri reati).

Quale sia la genesi o la causa di questo incremento del fenomeno è complesso da dire così come anche difficile è immaginare delle soluzioni che possano arginare il fenomeno.

le possibili cause, fra solitudine e degrado

Certamente conta un ambiente sociale e familiare sempre più inadeguato e degradato, povero non solo economicamente ma anche di stimoli a una crescita sana. Figure genitoriali assenti o comunque incapaci di dedicare ai figli quel tempo e quell’attenzione necessaria a uno sviluppo ordinato e sano in una fase molto delicata della vita come è l’adolescenza.

Su questa base, poi, si innesta un radicale mutamento delle figure di riferimento per questi ragazzi con una progressiva incapacità di distinguere il bene e il male, o di separare la fantasia dalla realtà. Le barriere si infrangono e si fanno labili i confini. Se fino a qualche tempo fa, il fascino del male rimaneva confinato in innocue elucubrazioni mentali, in trasgressioni dello spirito che molto raramente sfociavano in concreti atti di emulazione, da qualche anno si assiste a una netta inversione di tendenza. Il tutto  agevolato da una società sorda e cieca di fronte a questi fenomeni e che anzi direttamente o indirettamente li alimenta.

Esaltazione di figure negative: la banalità del male

L’esaltazione delle figure negative anche sui media è divenuta la narrazione dominante con ricostruzioni mitologiche di vita e opere di questi cattivi esempi o attraverso lo sdoganamento di generi musicali che fanno dell’esaltazione della violenza il tema principale.

In una personalità strutturata, tutto ciò non ha effetti dirompenti. Al contrario, in un adolescente, magari frustrato, con scarsa autostima o in cerca di una identità personale, l’esposizione sistematica a modelli negativi genera conseguenze imprevedibili, amplificate dal fattore “gruppo” e dal fattore “social”.

Il gruppo conferisce “status” a chi ha il “coraggio” di andare oltre gli schemi sociali convenzionali, a chi tramite la violenza sfida le regole della collettività. Anche un signor Nessuno può diventare un eroe senza far nulla. I nuovi parametri per l’acquisizione del ruolo, impongono l’esigere rispetto a suon di botte e l’ostentazione di beni di lusso indipendentemente dal modo in cui questi sono stati procacciati (se lecitamente o illecitamente).

D’altro lato, la diffusione via web delle imprese più o meno criminali determina un effetto platea che aumenta il prestigio dell’autore direttamente proporzionale all’umiliazione della vittima.

Alcuni studi criminologici sul tema – sebbene non tantissimi – spiegano approfonditamente queste dinamiche.

Un problema sociale per istituzioni cieche, sorde e mute

Quel che fa specie è l’assenza totale delle istituzioni riguardo l’impennata del fenomeno baby-gang.

L’unico modo per arginare tutto questo sarebbe un grosso e impegnativo lavoro di prevenzione. Cioè agire prima che il giovane venga attratto inesorabilmente dalla gruppo disfunzionale. Ma tale lavoro richiede una attenzione costante e su più livelli da parte delle istituzioni pubbliche che per adesso manca totalmente.

In consiglio metropolitano fiorentino ci sono interrogazioni effettuate dai consiglieri di minoranza, per sensibilizzare l’attenzione della politica su questo tema. Invece, il silenzio del Sindaco sul punto è assordante. Forse che sia più pericoloso il fascismo eterno e irreale che non la violenza, quella sì squadrista, messa in atto da gruppi di adolescenti ai danni di soggetti deboli?

Intanto, nell’incapacità di individuare le priorità, la città degrada sempre più in un pozzo nero in cui varie emergenze si saldano fra loro.  Il degrado che dà luogo a una sofferenza esistenziale e criminogena che rende le babygang ultimo anello di un circuito criminale più vasto.

Non importa andare a citare l’esempio della “paranza dei bambini” (fortunatamente non siamo a questi livelli), ma è sufficiente osservare come sempre più ragazzi siano coinvolti in episodi di spaccio e ricettazione per rendersi conto del nesso.

Vieppiù! Il curriculum in babygang è elemento che agevola il reclutamento conferendo definitivamente(?) la ricercata identità in una maschera criminale.

Possibile non rendersi conto del pericolo insito in queste dinamiche? Come si può sperare che la strategia dello struzzo (testa sotto la sabbia) porti a un qualche risultato?

Tutte domande che andrebbero fatte a chi ha il compito di predisporre mezzi di contrasto e prevenzione, di incidere sulle situazioni che fanno da humus al sorgere di questo fenomeno. Purtroppo sono domande che al momento non trovano alcuna risposta.

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