09.11.22 – 16:00
La Commissione Ue registra la spaccatura dei paesi membri e frena, il Consiglio europeo spinge per andare avanti
REUTERS
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Diversità di visioni sul tetto massimo al prezzo del gas russo in seno agli organismi europei
La Commissione Ue registra la spaccatura dei paesi membri e frena, il Consiglio europeo spinge per andare avanti
Diversità di visioni sul tetto massimo al prezzo del gas russo in seno agli organismi europei
La Commissione Ue registra la spaccatura dei paesi membri e frena, il Consiglio europeo spinge per andare avanti
BRUXELLES – La guerra in Ucraina prosegue, l’inverno si avvicina ma la questione del price cap al prezzo del gas russo resta ancora aperta. Anzi, negli ultimi giorni sembra che si stia andando verso una retromarcia. Lunedì la Commissione europea ha manifestato la propria posizione agli ambasciatori degli Stati membri: è rischioso introdurre un tetto al prezzo massimo del gas.
Lo sprone di Michel – Una battuta di arresto che avrebbe suscitato dei malumori in seno ai palazzi del potere continentale. Politico afferma che il presidente del Consiglio europeo Charles Michel avrebbe inviato lo stesso giorno una lettera alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, invitandola a porre in essere «il prima possibile» una legislazione in materia. Michel avrebbe esortato la Commissione ad allestire per il 24 novembre – giorno del Consiglio europeo sull’energia – un «corridoio temporaneo dei prezzi sulle transazioni di gas naturale» e a «condividere con me la tempistica prevista».
Avanti con il piano – Nella lettera di Michel viene ricordato alla Commissione che «nelle conclusioni concordate congiuntamente dai 27 leader abbiamo deciso un quadro chiaro per ulteriori azioni». Il price cap temporaneo e dinamico, introdotto nelle scorse settimane, è un primo passo ma non sufficiente: «Per compiere ulteriori progressi e realizzare risultati, le proposte legislative devono essere prontamente presentate dalla Commissione per completare il pacchetto del 18 ottobre». Il Consiglio europeo, ha sottolineato Michel, «resta coinvolto in questa questione e darà ulteriore impulso al processo, se necessario».
Le divisioni pesano – L’attuale titubanza di Bruxelles è dovuta a una semplice ragione: il fronte a sostegno del price cap è tutt’altro che compatto. «I Paesi membri sono divisi e quelli con spazio fiscale maggiore sono i meno interessati poiché temono di più le implicazioni sulla sicurezza degli stock», come ha spiegato Stefano Grassi, citato dall’agenzia stampa italiana Ansa, a una conferenza di Comin & Partners all’Europarlamento. Il capo di gabinetto della commissaria Ue per l’Energia Kadri Simson ha spiegato che il price cap resta «una misura plausibile», ma alla quale si dovrebbe ricorrere «in ultima istanza».
Soluzione comune o si rischia «il suicidio dell’Ue» – Le resistenze al progetto europeo da parte delle nazioni maggiormente dipendenti dal gas russo – in primis la Germania – non fanno ben sperare per un accordo il giorno del già citato Consiglio sull’energia. Ecco perché la Commissione europea ha rivolto la sua attenzione su «altre strade» per abbassare il prezzo del gas, come ad esempio un piano acquisto comune o la riduzione dei consumi. Grassi ha evidenziato i rischi di procedere in ordine sparso: «La grande battaglia europea è quale peso dare» alle diverse opzioni sul tavolo, «ma non è certamente possibile rispondere a questa crisi per via nazionale e usando gli aiuti di Stato e il peso delle economie nazionali, perché sarebbe il suicidio dell’Ue».