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C’è posta per… il boss e il Cavaliere

Per conto di chi e a chi parla Salvatore Baiardo? Per Messina Denaro «dice stupidate». Attilio Bolzoni: «Più che un mago è un postino»

Sono entrambi aspetti su cui indaga la procura di Firenze (lo sfondo è quello delle stragi del 1993). E su cui si interrogano, quasi inevitabilmente, anche i non addetti ai lavori. Lui afferma di essere “ambasciatore” di presunte “voci palermitane”; ma che non sarebbero, a suo dire, quelle dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. C’è poi chi lo vede come un avvelenatore di pozzi, mandato a “sporcare” la cattura del boss trapanese con il veleno del dubbio. Per Messina Denaro è invece uno che ha «tirato a indovinare» e che – in buona sostanza, secondo quanto filtrato negli ultimi giorni dal carcere a L’Aquila – dice tout court «stupidate».

Va sottolineato che, nelle sue apparizioni recenti, Baiardo ha di fatto parlato senza dire. E interessante è la “radiografia” che fa Attilio Bolzoni su Domani. «Più che un mago è un postino». Un «corriere», che «ha sostituito il tradizionale passaggio dei bigliettini – di mano in mano, di covo in covo – facendoli più comodamente e meno rischiosamente arrivare via cavo, in diretta tv». Insomma, dei “pizzini” ma spediti a voce. Uno per Silvio Berlusconi – con cui Baiardo «ha ripreso il discorso che avevano lasciato in sospeso i suoi amici Graviano»; che a più riprese lo avevano chiamato in causa in passato – e l’altro per lo stesso Messina Denaro.

Quest’ultima, nota Bolzoni, è al contempo «facile e difficile da decifrare». E occorre qui fare un salto indietro al mese di novembre, quando fu pronunciata la cosiddetta “profezia” sull’arresto e la questione del “regalino” del governo italiano nell’ambito dell’ergastolo ostativo. «Sicilianamente pensando e sicilianamente parlando si traduce in un solo modo: “Consegnati, la tua ora è arrivata”. Firmato i tuoi amici». Ma si tratta di un ragionamento, prosegue, che «deve fare i conti con l’inchiesta di Palermo». Il classico affaire à suivre. Se ne saprà di più fra qualche settimana.

Più ingarbugliati – come in passato, quando a parlare fu lo stesso “Madre Natura” – sono invece i contorni del messaggio rivolto al Cavaliere. Tocca risalire al gennaio del 1994, poco dopo la metà del mese, quando secondo le dichiarazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza, l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, al tempo braccio destro di Silvio Berlusconi, avrebbe incontrato Giuseppe Graviano. E in quell’occasione il boss di Brancaccio avrebbe detto che «si erano messi il paese nelle mani».

Solo qualche giorno più tardi, il 27 gennaio, i due fratelli sarebbero stati arrestati a Milano. «I Graviano non hanno mai mandato giù il loro ”imprevisto” arresto», spiega Bolzoni, e «evidentemente hanno sospetti su chi ha fatto la soffiata e fanno giocare Baiardo». «C’è solo da chiedersi se il gelataio prenda ordini soltanto da loro. O se ci sono altri che gli hanno messo in mano il pizzino per Berlusconi». E proprio quando siamo alle settimane conclusive dell’inchiesta fiorentina sui mandanti esterni delle stragi del 1993.

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