Bandita da Khomeini, la cravatta riappare in Iran

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Bandita da Khomeini, la cravatta riappare in Iran

Malgrado i molti pregiudizi e il rigoroso codice di abbigliamento imposto dalle autorità religiose, qualcosa sta cambiando.

TEHERAN – Un simbolo della decadenza morale dell’Occidente. Un costume indecente da combattere. L’intransigenza religiosa imposta dal padre della Rivoluzione iraniana Khomeini nel 1979 non ha limitato soltanto l’abbigliamento delle donne, ma (seppur in modo assolutamente minore) anche quello degli uomini. L’Ayatollah non ha infatti mai gradito la diffusione della cravatta e appena ha potuto ne ha proibito sia la vendita che il suo utilizzo. La ragione? Si tratta di un costume che si scontra con i fondamenti islamici e rappresenta la decadenza dell’abbigliamento dell’odiato scià, oltre al rifiuto di ogni segno di “occidentalizzazione”.

Da alcuni anni qualcosa sembra però essere cambiato. «Nella nostra società, indossare una cravatta è come indossare una maschera, ma prima della pandemia», ha ammesso un dentista 27enne di Teheran intervistato dalla “CBS News”. «La gente per strada ti guarda in modo diverso perché persiste ancora una visione negativa. Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che sia accettata completamente». 

Dal 1979 molte cose sono cambiate. Le cravatte sono tornate timidamente negli uffici. I funzionari governativi e la maggior parte degli uomini iraniani continuano però a evitare questo abbigliamento “occidentale”. Ora indossare la cravatta non è più un crimine, eppure qualche pregiudizio è rimasto. 

Ma quanto hanno influito le proteste scoppiate nelle piazze di tutto il Paese dopo la morte della ragazza Mahsa Amini lo scorso 16 settembre per mano della polizia morale? «I recenti disordini non hanno avuto alcun effetto sulle nostre vendite», ha affermato il direttore di un negozio di abbigliamento. «I nostri clienti che prima indossavano cravatte lo fanno ancora e vengono regolarmente da noi per acquistarne di nuove».

L’accessorio è quasi obbligatorio per gli iraniani che lavorano nelle ambasciate e in alcune aziende straniere, anche se la maggior parte lo toglie quando esce per strada. Sadeq, 39 anni, impiegato presso l’ambasciata giapponese, ha commentato sempre alla “CBS News” che si mette la cravatta solo quando arriva al lavoro. «Indossare una cravatta in pubblico non è molto comune in Iran». Il rifiuto di ogni segno di occidentalizzazione che, sullo slancio del coraggio delle donne iraniane potrebbe avere i giorni contati.

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