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Gentile Direttore, sono passati 20 anni dal social forum:

“Fiorentini abbiate dignità. Non siate inerti. Chiudete i negozi e non mandate i bambini a scuola […] mettete il cartello che i coraggiosi misero nel 1922, cioè quando i fascisti di Mussolini fecero la marcia su Roma: chiuso per lutto”. Con queste parole, come nel suo stile senza inutili sfumature, Oriana Fallaci si rivolgeva ai fiorentini nel giorno di apertura del social forum, il 7 novembre 2002.

Le profetiche parole della Fallaci

In questi giorni, associazioni, partiti e istituzioni guidate dalla sinistra celebrano il ricordo di quei giorni a Firenze. Noi non ci uniamo al coro. Restiamo alle parole della Fallaci, come sempre profetiche. E non, come i suoi molti detrattori le addebitarono, perché la scrittrice credesse che ci sarebbero state violenze inaudite che poi per fortuna non ci furono. Ma perché quella ‘invasione’ della sua città da parte di sedicenti rivoluzionari, integralisti del no alla globalizzazione dell’economia mondiale, pacifisti anche (se non soprattutto) nei confronti del terrorismo islamico che aveva seminato morte a New York l’anno prima, le suscitava orrore. Quanta ragione aveva Oriana. Quante stragi, quante vittime innocenti ancora quella piaga avrebbe portato, e stavolta nel cuore dell’Europa.

E quel movimento, nella contestazione violenta ai valori dell’Occidente e del libero mercato, si potrebbe persino ritenerlo contiguo all’Islam radicale. Agiva certo con mezzi diversi, ma ne condivideva lo scopo ultimo: distruggere le nostra società negandone i valori fondanti. Dai fatti di Seattle nel 1999 fino a Genova, le frange ‘armate’ del movimento, i black bloc, utilizzavano metodi che nulla hanno a che fare con la democrazia e il civile confronto di idee: il loro ideale era (ed ahimè è, perché quella ideologia è tutt’altro che morta e sepolta) contrastare l’affermazione della libertà individuale distruggendo le proprietà private, intimidire, negare l’autorità degli Stati combattendo contro le forze dell’ordine.

Sul fronte economico, la globalizzazione che oggi è entrata in una fase di crisi a causa di molti fattori, ha portato in questi anni benessere e prosperità in larga parte del mondo. Mentre i movimenti no global predicavano un ritorno alla fase pre-industriale e una collettivizzazione delle risorse e delle proprietà che non era certo una scoperta loro, ma semplicemente il ritorno nel ventunesimo secolo di un fantasma: il comunismo.

Niente da festeggiare

Oggi, a venti anni da quel forum alla Fortezza da Basso, non c’è proprio niente da festeggiare. Piuttosto, questo anniversario dovrebbe imporre a tutti, a sinistra, a destra e al centro una riflessione, storica e sociologica, su quanto quell’ideologia fosse distorta. E quanto e come abbia in questi anni contribuito ad inquinare il dibattito pubblico. Una lezione che la sinistra non sembra certo aver appreso, tanto no global e pacifista nelle mastodontiche celebrazioni di questi giorni, quanto turboglobalista e guerrafondaia nelle posizioni politiche del suo principale partito di riferimento, il PD.

Con buona pace dei nostalgici di quei fatti, viviamo ancora in quella parte del mondo che nei valori nati dal “culto della Libertà” ha trovato il materiale per costruire le fondamenta di società libere e democratiche. Quei valori che Oriana ha difeso con le unghie e con i denti fino alla fine dei suoi giorni. Valori che anche in memoria della nostra più illustre concittadina ci sentiamo in dovere di contribuire a salvaguardare e a traghettare nella Firenze del domani.

Emanuele Cocollini, vice presidente vicario del Consiglio comunale

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