trent’anni-fa-nel-primo-jurassic-park-doveva-“chiedere-il-permesso”-per-interpretare-una-donna-forte.-ora-e-la-candidata-ideale-per-quei-ruoli
Spread the love

Un attore che si senta dire da un regista: «Sei famiglia», può tirare un sospiro di sollievo. Quell’autore non solo lo richiamerà per lavorare insieme, ma per il loro sodalizio ci si servirà sovente di espressioni riguardose, come musa e maestro e/o pigmalione. Laura Dern appartiene a più di una famiglia. E non c’è da stupirsi.

Intanto perché è di ottimo carattere e solo un pazzo non vorrebbe passare mesi su un set in sua compagnia. E poi perché la famiglia è un’idea che le calza come un guanto fin da quando, nel 1974, a 7 anni, affiancò sua madre Diane Ladd in Alice non abita più qui. Nei crediti è “ragazzina che mangia un cono gelato”. Con la madre lavorò ancora, e per tre volte interpretarono madre e figlia nella finzione, poi nel 1995 girò un corto affettuoso intitolato Mom’s and Dad’s Movie, per raccontare come, 25 anni dopo il loro divorzio, Diane Ladd e Bruce Dern avessero deciso di tornare a fare un film insieme, Mrs. Munk.

L’incontro con David Lynch

Laura Dern e Kyle MacLachlan in <em>Velluto Blu</em> di David Lynch.” aria-describedby=”caption-attachment-1932619″ height=”683″  src=”https://www.iodonna.it/wp-content/uploads/2022/06/dern-1024×683.jpg”  width=”1024″></img></p>
<p id=Laura Dern e Kyle MacLachlan in Velluto Blu di David Lynch.

Laura Dern non entrò a far parte della famiglia di Martin Scorsese, il regista che le offrì quel primo cono gelato, un po’ perché l’entourage di Scorsese è per tradizione molto virile, e un po’ perché lei, appena maggiorenne, incontrò un altro pezzo da 90, David Lynch e in un battito di ciglia, tra il 1986 e il 1990, partecipò per lui a due film indimenticabili, Velluto Blu e Cuore selvaggio. Non passò molto tempo e fece l’ingresso in un’altra genealogia, più roboante e decisamente meglio quotata in borsa, forse sarebbe più corretto dire dinastia, vista la durata: nel 1993 Steven Spielberg la chiama a interpretare, in Jurassic Park, la dottoressa Ellie Sattler, paleobotanista che, sostiene orgogliosamente Dern, «al tempo convinse molte ragazze a intraprendere studi scientifici» e addirittura «una deputata che ammiro molto a entrare in politica».

Laura Dern e i figli, Jaya Harper e and Ellery Harper alla première di

Laura Dern e i figli, Jaya Harper e and Ellery Harper alla première di “Jurassic World: il dominio” a Hollywood. (Photo by Kevin Winter/Getty Images)

Il trio che contribuì, insieme al T-Rex, a fare la fortuna del film era costituito da lei, Sam Neill e Jeff Goldblum. Con Sam Laura era fidanzata nella finzione (e a distanza di tre decenni gli utenti dei social hanno trovato tempo ed energia per gridare allo scandalo, causa la differenza di età tra i due), con Jeff lo sarebbe stata per davvero e per quattro anni. Spielberg non aveva preso le distanze: lo ritroviamo al battesimo di Ellery, il figlio di Dern e Ben Harper.

“West Side Story”, lo storico musical arriva al cinema con la firma di Steven Spielberg

“West Side Story”, lo storico musical arriva al cinema con la firma di Steven Spielberg

Action (sexy) movie

A parlare con Laura Dern – al telefono con iO Donna dall’auto che la conduce a un aeroporto londinese dove decollerà per il Marocco, di ritorno sul set di Lonely Planet di Susannah Grant – si capisce che quel film tratto dal bestseller di Michael Crichton del 1990, se ancora non era leggenda, è stato per lei, e fin da subito, sublime avventura. «Eravamo lì, stavamo per lavorare con Steven Spielberg. Lo squalo, Incontri ravvicinati erano due dei miei film preferiti. Ero emozionatissima, ma nessuno di noi aveva idea che quello che stavamo realizzando sarebbe stato uno dei maggiori passi avanti tecnologici nella storia del cinema. Era tutto nuovo, recitavamo fissando fogli di carta appesi agli alberi: lì sarebbero stato costruiti mondi, un dinosauro, un’azione di qualche tipo. Stavamo dentro una follia collettiva. Ora so che sono stata testimone di un momento unico, che lì nasceva un nuovo modo di raccontare storie. Ma quello che per me da allora è cambiato, come se non fosse già abbastanza, è che nel 1993 ero una ventenne e chiedevo il permesso di interpretare una donna forte in un film d’avventura dove erano tutti uomini. Oggi non chiedo più il permesso a nessuno. La mia voce ha preso forza, ho cresciuto mia figlia, ho combattuto le mie battaglie. Il copione prevedeva che a Jeff Goldblum ferito dicessi: “Stai qui e riposati, ci penso io”. Non era una battuta scontata. In quel periodo nei film d’azione, se ragazze c’erano, avevano abiti sexy e chiedevano la protezione degli uomini che sapevano fare le cose. Questa saga ha continuato a crescere con personaggi femminili forti e io ne sono molto fiera».

Una saga milionaria

La saga – dopo i tre Oscar in categorie tecniche e dozzine di altri riconoscimenti vinti col primo film, oltre a un miliardo abbondante di biglietti staccati in tutto il mondo – di film ne ha inanellati sei. Un arco di tempo in cui ci sono stati un avvicendamento generazionale, altri quattro miliardi di spettatori, molto merchandising e tre Razzie Award (i premi dati alle prove peggiori). L’ultimo della serie, Jurassic World: Il dominio, sbeffeggiato dalla critica («cavallette grandi come frigoriferi invadono i campi del Kansas e Chris Pratt fugge dal T-Rex in moto» così L’Obs, per citarne solo uno) per mancanza di sfumature e messaggio eco-friendly un po’ troppo spiattellato, ha fatto l’ennesimo botto ai botteghini mondiali: costato 165 milioni di dollari, il film se li è ripresi quasi tutti in un weekend e a tutt’oggi ne ha incassati 430. Ma quel che più conta, la vecchia guardia – Dern, Neill, Goldblum, richiamata per dar man forte ai meno carismatici quarantenni Chris Pratt e Bryce Dallas Howard – si è presa la rivincita. Dern non ha più battute felicissime come: «Il dinosauro mangia l’uomo. La donna eredita la terra», ma di monologhi indimenticabili nel frattempo aveva già fatto il pieno.

Laura Dern in Marriage Story di Noah Baumbach.

Laura Dern in Marriage Story di Noah Baumbach.

Il patriarca di un’altra famiglia, quella dei cineasti hipster d’America, Noah Baumbach, in Marriage Story, dove le ha fatto indossare il tailleur dell’avvocata divorzista, nel 2019 le regalava questa pagina (in sintesi): «Possiamo accettare un papà imperfetto. Ammettiamolo, l’idea di un buon padre è stata inventata solo trent’anni fa. Prima di allora, ci si aspettava che i padri fossero silenziosi, assenti, inaffidabili ed egoisti. Li amiamo per i loro difetti, ma le persone non accettano quegli stessi difetti nelle madri. Non lo accettiamo strutturalmente e non lo accettiamo spiritualmente. Perché la base del nostro “quel che è” giudeo-cristiano è Maria, Madre di Gesù, ed è perfetta. È una vergine che partorisce, sostiene suo figlio e tiene in braccio il suo cadavere quando se n’è andato. E il papà? Il papà non c’è».

Cinque mesi nella bolla

«Donne distrutte, donne che devono chiedere il permesso, donne che lottano contro la dipendenza, narcisiste, ma anche donne in posizioni di comando, personaggi che fino a una certo punto della nostra storia non esistevano: le ho interpretate tutte» ricorda Laura Dern. «Con Noah e Greta (Gerwig, compagna di Baumbach che ha diretto Dern in Piccole donne, ndr) ne parlavamo di recente. Sono molte le persone che ho incontrato nella vita grazie a questo lavoro che sono diventate più che amici. Peter Bogdanovich che è scomparso qualche mese fa era famiglia. Nicole Kidman, Reese Witherspoon, Meryl Streep e tutta la truppa di Little Big Lies sono famiglia. Sono fortunata ad aver trovato padri, madri, sorelle come la mia collaboratrice Fríða Aradóttir (la sua hairstylist islandese, ndr) grazie a questo lavoro. E quando abbiamo girato Jurassic World: Il dominio chiusi in una bolla per cinque mesi durante la pandemia e durante la più terribile delle campagne elettorali che mai si siano viste in America, un’altra famiglia si è formata. Siamo passati attraverso la crisi insieme, lontano dai nostri cari che stavano a casa, è stato un momento complicato».

Laura Dern e Jeff Goldblum presentano

Laura Dern e Jeff Goldblum presentano “Jurassic World: il dominio” a Trafalgar Square a Londra. (Photo by Jeff Spicer/Getty Images for Universal Pictures and Amblin Entertainment)

In effetti cast e troupe erano segregati al Langley Hotel, vicino ai Pinewood Studios nel Buckinghamshire, con un manuale di 107 pagine sulle norme igieniche da seguire, una palestra, una piscina e tornei di frisbee la domenica. A giudicare dai video trapelati, Jeff Goldblum suonava il piano tutto il tempo. Contesto a parte, riannodare il filo con la scienziata ecologista di tre decenni fa («Non avete mai avuto il controllo: quella del controllo è la più grande delle illusioni» altra buona battuta) è stata una passeggiata. Un altro filo che la figlia del grande Bruce Dern (86 anni, prossimo al traguardo dei 200 film), vorrebbe tendere è quello con La storia di Ruth del 1996, diretto da Alexander Payne, sul diritto all’aborto nel suo Paese: «Spero che le piattaforme o le sale lo ripropongano. È il film più importante che si possa proiettare ora in America per le nuove generazioni, per chi andrà a votare nel 2024, per i miei figli».

Ricevi news e aggiornamenti sulle ultime tendenze beauty direttamente nella tua posta

David Lynch ha usato per lei l’aggettivo “bold”, coraggiosa, non a caso. Laura Dern ride. «Mi ha proposto qualche tempo fa un personaggio per cui si sarebbe davvero potuto usare quell’aggettivo. Ma… Ne parlavo alla mia amica Frida: “Lavorerò ancora con David, e sarà un personaggio di donna forte e coraggiosa”. E lui: no, non “bold”, sarà “bald”, calva. Ti dovrai rasare”. Certo, per David lo farei, e solo per lui, ma sarei arrabbiatissima.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA