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STATI UNITI

25.05.2022 – 20:39

Aggiornamento : 21:30

I messaggi su Facebook del 18enne di Uvalde. Nella strage sono morti 19 bambini e due insegnanti

UVALDE – na strage annunciata su Facebook, quella che si è consumata in Texas e che ha sconvolto l’America e il mondo intero: a rivelarlo è stato il governatore repubblicano Greg Abbott in una tesa conferenza stampa che ha dovuto interrompere per le proteste di Beto O’Rouke, il suo futuro sfidante democratico.

L’unico “segnale” dell’inferno che si sarebbe scatenato di lì a poco, ha spiegato Abbott, era su Facebook, dove il killer Salvador Ramos aveva scritto 30 minuti prima di raggiungere la scuola “sto per sparare a mia nonna”, poi “ho sparato a mia nonna”, quindi 15 minuti prima del massacro “sto per sparare in una scuola elementare”.

E’ la strage di bambini più sanguinosa della storia Usa in una scuola dopo quella di Sandy Hook nel 2012, quando in Connecticut il ventenne Adam Lanza uccise 26 persone, di cui 20 ragazzini tra i 6 e i 7 anni. Il bilancio del massacro di martedì nella Robb Elementary School di Uvalde, una cittadina rurale di 15 mila abitanti prevalentemente ispanici a metà strada tra San Antonio e il confine messicano, è di poco inferiore: 21 vittime – di cui 19 alunni di 10 anni e due maestre – oltre al killer e ai 17 feriti.

Ma misura il tempo dell’inazione perché in questi dieci anni l’America non ha fatto nulla per fermare una carneficina quasi quotidiana, rimanendo ostaggio della lobby delle armi e dell’opposizione dei repubblicani, come hanno denunciato il presidente Joe Biden e i democratici. “E’ più facile ottenere una pistola che il latte in polvere negli Stati Uniti”, ha ironizzato il cestista dei Warriors Damion Lee alludendo alla penuria del ‘baby formula’ che imbarazza il Paese.

L’America si ritrova così a piangere altri innocenti, pochi giorni dopo il massacro di un suprematista bianco in un supermercato di Buffalo, New York. Mentre il mondo dello sport e dello spettacolo grida la sua rabbia e anche il Papa e il segretario generale dell’Onu esprimono il loro forte sdegno. Dell’ultimo assalto sfugge per ora il movente, sul quale la polizia e l’Fbi stanno lavorando, scavando nella vita e nell’attività social del killer, il 18enne Salvador Ramos: un ragazzo bianco, introverso, bullizzato a scuola per la sua balbuzie, residente da alcuni mesi dai nonni per le liti con la madre (che fa uso di droga), e senza precedenti penali o problemi mentali conosciuti.

Ma appassionato di armi, tanto che nei giorni scorsi per il suo 18esimo compleanno si era regalato due fucili d’assalto del tipo AR-15, quelli più usati per le stragi in America, postandoli anche sui suoi account social. E 375 caricatori ad alta capacità.

Tutta roba che in Texas si può acquistare legalmente e facilmente, dopo la legge firmata lo scorso anno proprio dal governatore Abbott, che consente di detenere e portare in tutti i luoghi pubblici un’arma senza licenza, controlli e addestramento, a meno che non sia un pregiudicato o sia soggetto a particolari restrizioni legali: un vero e proprio ritorno al Far West, in uno Stato che detiene il primato per l’acquisto di armi e che nei prossimi giorni ospiterà a Houston l’assemblea annuale della National Rifle Association (Nra), la potente lobby del settore, con la partecipazione dello stesso Abbott, del senatore Ted Cruz e di Donald Trump. Con il paradosso che per l’evento saranno vietate le armi, a tutela dell’ex presidente, come ha chiesto il Secret Service.

E’ con quei due fucili che Ramos è uscito di casa per attuare il suo terribile piano, dopo aver sparato in faccia alla nonna, ora ricoverata in gravi condizioni. Prima di entrare in azione, Ramos aveva postato immagini inquietanti di armi e aveva scambiato messaggi criptici con una ragazza. Il giovane, che indossava un giubbotto tattico, si è diretto in auto verso la sua ex scuola elementare ma la vettura è uscita di strada.

Nonostante l’incidente, Salvador non si è perso d’animo ed è riuscito ad entrare nell’edificio dalla porta posteriore, barricandosi in un’aula dopo uno scambio di colpi d’arma da fuoco con la polizia, che nel frattempo era stata allertata. “State per morire”, ha quindi detto senza pietà ai bambini mentre un’alunna, Amerie Jo Garza, anche lei tra le vittime, tentava disperatamente di chiamare il numero di emergenza 911 e una delle due maestre cercava di proteggere con il corpo i suoi studenti. I ragazzini hanno provato a ripararsi sotto i banchi ma per gran parte di loro non c’è stata via di scampo. Il killer è stato poi ucciso da un poliziotto. “Poteva andare peggio, ma gli agenti hanno agito con coraggio”, si è incredibilmente consolato Abbott.