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Serena Mollicone: è un oltraggio al concetto di giustizia. Il peggio del nostro paese che viene a galla. Non c’è giustizia. E non c’è dopo troppo tempo.

Tempistiche assurde

Venti anni dalla morte di una persona, per iniziare a processare presunti i responsabili. È uccidere una persona due,tre, quattro,venti volte. È far vivere ai familiari un frustrante senso di impotenza. L’idea inaccettabile che i responsabili la faranno franca. Quella maledetta tragedia che non ti abbandona mai.

La giustizia negata

Bisogna sempre aspettare le motivazioni della sentenza . Anche perché viviamo in uno stato democratico. Bisogna capire . Non dobbiamo ricercare la giustizia di popolo, che rischia di punire gli innocenti per un sentimento irrazionale di vendetta.

Ima se in questo paese le sentenze vengono pronunciate in nome del popolo italiano, debbono rispettare l’esigenza del popolo di avere una giustizia veloce. Non sbrigativa, non superficiale ma comunque svelta . È una garanzia sia per le vittime che per gli innocenti. In America il processo svelto e giusto è un pilastro dell’ordinamento costituzionale.

Processare per anni una persona innocente è infliggere una pena, senza che ci sia la certezza della colpevolezza. Lo stesso della tortura.

Avere un colpevole dopo tanti anni, rende la giustizia amara. Quasi priva di un vero significato.A gente come il padre di Serena, che è morto sperando di avere giustizia, nega quel poco di pace che uno stato equo può cercare di dare.

Dopo tanti anni non avere giustizia. Non avere il colpevole. Perché non bisogna mai ricercare un colpevole, ma il colpevole. Dimostra il totale fallimento del sistema. Una seconda violenza sulla vittima e sui suoi cari. La migliore garanzia di impunità per gli assassini.

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