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Voglio fare una premessa. Sono i valori su cui si fonda lo Stato di diritto a tracciare la strada di tutti nella discussione sul caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in carcere al 41 bis che potrebbe schivare l’ergastolo. Il faro è la giustizia, intesa come sistema che non cerca mai vendetta, nel quale la pena non deve mai essere afflittiva. Uno Stato forte ricerca sempre la certezza della pena, che però, come previsto dall’articolo 27 della Carta fondamentale, deve sempre tendere alla rieducazione del condannato. Beccaria insegna. C’è in gioco la credibilità della democrazia. Se lo Stato si comportasse come coloro a cui infligge una condanna perderebbe quell’autorevolezza necessaria per impartire una pena a chi ne viola le regole. 

Per questo è opportuno che da anni esista una discussione sul carcere duro. È lecito interrogarsi su ogni singolo caso visto che il 41 bis nasce per recidere ogni legame fra le organizzazioni criminali e i boss detenuti nelle carceri. Non a caso è il ministro della Giustizia a firmarne l’atto, assumendosi personalmente la responsabilità. 

Cospito si scopre non violento, noi sappiamo che non è così

È dunque ancora più lecito interrogarsi sul fatto che l’anarchico 55enne debba stare al 41 bis. Ma in questo caso è proprio Cospito a darci due motivi per non essere dalla sua parte. Intanto va detto che il leader anarchico non riuscirà a passare ai nostri occhi come un non violento. Non basta lo sciopero della fame. Cospito non è Marco Pannella. Cospito ha usato la violenza e il terrore per combattere la sua battaglia. Non si è mai pentito e anzi si è presentato nelle aule di tribunale dichiarando di non riconoscere l’autorità di chi lo giudicava. Lui e i suoi compagni hanno tentato di abbattere lo Stato combattendone chi lo serviva. Si è reso responsabile di un attentato a una stazione dei carabinieri che non ha prodotto martiri da piangere solo per puro caso. 

Alfredo Cospito, perché l’anarchico può evitare l’ergastolo

Lo sciopero della fame nasce per opporsi alle ingiustizie e alle sopraffazioni come metodo per ripudiare la violenza. È un modo per sottrarre al violento il corpo su cui accanirsi. Si è passivi per tracciare una linea fra chi usa la forza e chi la ragione. Cospito non riuscirà a far passare lo Stato come violento, lui che ha gambizzato un uomo perché considerato responsabile della presenza delle centrali nucleari nel mondo. Ma ce lo vedete Mahatma Gandhi che, invece di filare il khadi (abito tipico indiano) come disobbedienza civile allo sfruttamento commerciale, si mette a fare bombe con le pentole a pressione da piazzare davanti ai posti di polizia? 

La prova che l’anarchico italiano non è diventato un uomo di pace è il risultato del suo agire. Non ha prodotto la fine delle violenze, come è stato capace di fare il rivoluzionario indiano nel secolo scorso. Al contrario sta rigettando l’Italia nel terrore degli anni di piombo perché forse vuole proprio destabilizzare il Paese intero. Non proprio un esempio quello di Cospito, che dice di chiedere l’abolizione per tutti ma guarda caso inizia la protesta quando tocca a lui. 

I rapporti fra l’anarchico e i boss mafiosi

Già questo basterebbe a capire che la resa dello Stato di fronte al detenuto rischierebbe di essere un boomerang. Adesso viene anche fuori che i magistrati hanno registrato dei colloqui fra il terrorista e alcuni boss mafiosi all’interno del carcere di Sassari (dove Cospito era detenuto prima di arrivare a Milano). A rivelarlo è stato proprio il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, scatenando un putiferio politico e mediatico, oltre a una indagine della Procura di Roma.

Donzelli ha tirato fuori i contenuti in un’informativa del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Si tratta di intercettazioni ambientali che hanno registrato i colloqui fra i detenuti al 41 bis. Cospito avrebbe parlato con il casalese Francesco Di Maio e con l’ndranghetista Francesco Presta. Ma anche il siciliano Pietro Rampulla, quello che ha confezionato l’esplosivo per la strage di Capaci.

Secondo quanto raccontato in Aula dal deputato, Presta esortava Cospito: “Vai avanti”. Cospito rispondeva che “fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici ma anche altre associazioni. Ora vediamo che succede a Roma”. Il boss rispondeva: “Sarebbe importante che si arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l’ergastolo ostativo”.

Insomma la battaglia dell’anarchico rischia di diventare la nuova battaglia contro lo Stato, che fa molto comodo ai mafiosi, compreso Matteo Messina Denaro. Cedere al suo digiuno dunque potrebbe significare cedere a Denaro e alle mafie. Lo Stato non può permetterselo. Corre lo stesso rischio di uno Stato vendicativo: tradire se stesso e legittimare le bombe, di Cospito e delle mafie.