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Cos’avete in comune? 

Quello che hanno molte persone che lavorano in questo ambiente, la voglia di comunicare qualcosa che non siano le comuni parole. Poi sarei un pessimo poeta.

In che modo ha affrontato il tema della morte attraverso le sue illustrazioni? 

Ho cercato di mantenere un certo equilibrio tra l’attenzione per chi sta vivendo questa realtà, il rispetto per che l’ha già vissuta e la spensieratezza di chi ne è ancora molto lontano. La gentilezza è stata importante in ogni immagine.

Quali altri lavori vedremo in mostra? 

Oltre alcuni estratti del libro da voi citato, troverete copertine fatte per L´Economist, The Guardian, Oprah, The New York Times e molto altro. Trenta pezzi circa.

Lei è diplomato in pianoforte all’Accademia di Musica di Firenze. Cos’hanno in comune il linguaggio della musica e quello dell’illustrazione? 

La musica ha sempre avuto uno spazio enorme del mio tempo ma, ultimamente, dedico molto più tempo ai miei figli che al pianoforte.  Lo suono per staccare, fare una pausa. Tornerà il suo tempo un giorno. C’è però da dire che mi ha aiutato in questo percorso comunicativo dove il messaggio e la forma hanno un’importanza centrale, sopratutto il modo in cui viene trasmessa.

Quando ha iniziato a disegnare?

Col disegno ho iniziato da piccolissimo. Ricordo che a 6 anni volevo essere un disegnatore della Disney, cosa che poi non è successa.

Come definisce il suo stile? 

Concettuale.

Home Economics © Andrea Ucini