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GERMANIA

25.04.2022 – 23:00

Centinaia di afgani che sono fuggiti dai talebani sono stati sfrattati in Germania, senza preavviso

Le autorità chiariscono: «Decisione necessaria», ma rassicurano: «Trovate loro delle sistemazioni di qualità equivalente»

BERLINO – Con l’ondata di rifugiati ucraini in fuga dalla guerra, centinaia di afgani con le loro famiglie hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a Berlino, senza poter fare domande, senza negoziazioni.

Lo ha riportato la rivista statunitense Foreign Policy, che ha avuto modo di sentire la testimonianza di alcune famiglie afgane che vivono nella capitale tedesca.

La 33enne Amiri, un’attivista che è fuggita dall’Afghanistan insieme al marito e alle figlie con l’arrivo dei Talebani, ha raccontato che la notizia del loro sfratto è piombata dal nulla, con un assistente sociale che ha bussato alla loro porta.

«C’è un trattamento diverso dei rifugiati»

«Alcune persone vivevano nelle loro case da anni e sono state sfrattate, compresi i bambini che sono stati trasferiti in luoghi lontani dalle loro rispettive scuole», ha confermato Tareq Alaows, un membro del consiglio per i rifugiati di Berlino. Alaows ha spiegato che il governo si è giustificato sostenendo che gli afgani sono stati sfrattati dai cosiddetti “centri di arrivo”, dove sarebbero comunque dovuti rimanere solo per brevi periodi. Ma alcune famiglie vivevano lì da anni, mentre altre vivevano in alloggi di diverso tipo.

La maggior parte delle persone sfrattate, poi, ha paura di parlare, temendo che ciò possa avere un impatto sul loro status d’immigrati. Chi lo fa – come un 30enne arrivato a gennaio da Kabul, che non vuole dire il suo nome ai reporter – racconta di essere stato separato dai fratelli, e che gli è stato offerto un alloggio in un’altra parte della città.

«Naturalmente non è colpa degli ucraini, ma dobbiamo riflettere sulla nostra solidarietà se essa si rivolge solo a certe persone. Gli ultimi mesi hanno mostrato che un trattamento diverso dei rifugiati è possibile, e questo deve essere sistematicamente ancorato nella nostra società», ha concluso Alaows.

«Una decisione difficile, ma necessaria»

La decisione è stata presa dal Dipartimento cittadino per l’integrazione, il lavoro e i servizi sociali, secondo cui si tratta di una scelta «basata su considerazioni operativamente necessarie e difficili» e che non c’erano alternative perché gli ucraini, comprese molte donne con bambini, avevano bisogno di un tetto sopra la testa e di un letto.

«Ci dispiace che questo abbia causato ulteriori difficoltà alle famiglie afgane e che le persone colpite abbiano dovuto spostarsi dal loro ambiente familiare» ha commentato alla rivista statunitense il portavoce Stefan Strauss, spiegando che gli ucraini in arrivo devono essere consolidati in «pochi centri di arrivo, definiti, per semplificare l’elaborazione». Strauss ha detto anche che agli afgani sfrattati sono stati dati altri alloggi «di qualità equivalente».

«Chiediamo solo lo stesso trattamento»

È chiaro però che la situazione lascia l’amaro in bocca, seppur non intacchi la gratitudine dei rifugiati nei confronti del Paese. «Il mio ex capo è stato ucciso a Kabul, e dopo aver ricevuto minacce personali, ho sempre temuto per la mia vita», ha raccontato Amiri, «mia figlia continua a chiedermi se i talebani verranno qui, e finalmente posso dirle ‘no’. Questa è la prima volta che mi sento al sicuro, e sono grata perché la Germania permette di costruire un futuro per le mie figlie».

Ogni guerra è una guerra. «Quando le immagini sono emerse per la prima volta dall’Ucraina, ho pianto per la sua gente. Conosco la guerra e i suoi orrori. Piango ancora per loro. Chiedo solo che siamo trattati tutti allo stesso modo. Un rifugiato è un rifugiato».