Quasi metà del miele che dai Paesi extra Unione arriva in Europa è contraffatto. Nel 46% dei campioni presi in esame infatti il miele (poco) è stato allungato con una miscela di zuccheri industriali. Di cosa si tratta.
Amanti del miele, c’è una notizia che probabilmente non vi piacerà. Quasi la metà del dolce alimento che vi piace tanto e disponibile in Europa, infatti, è contraffatto. Falso miele, per farla semplice: un campione su due di quelli analizzati e arrivati nel nostro mercato da Paesi extra Unione Europea non è autentico nettare di api. Per lo più i prodotti contraffatti arrivano dalla Cina, sbarcando poi sugli scaffali della distribuzione del Vecchio Continente con all’interno sciroppi di zuccheri vietati dalla normativa comunitaria. Miele a tutti gli effetti oggetto di sofisticazione almeno nel 46% dei casi analizzati da dall’Olaf, l‘Ufficio europeo antifrode, con la partecipazione di 18 Stati membri tra i quali pure l’Italia.
L’esito delle analisi non è stato certo confortante, considerando che praticamente un campione su due tra quelli presi in esame è risultato contraffatto. I lotti di miele falso, diciamo così, arriva per lo più dalla Cina (88 lotti totali sui 320 analizzati), ma anche da Ucraina, Argentina, Messico, Brasile, Turchia e anche Gran Bretagna. La tipologia di miele più falsificata? Si tratta di millefiori nel 77% del totale, di monoflorale nell’11% mentre l’origine botanica di tutto il rimanente è sconosciuta.
Come e con cosa viene contraffatto il miele che arriva in Europa
Vasetti di miele, ma in realtà con pochissimo vero miele. Nella maggior parte dei casi il prodotto veniva allungato con sciroppi di zucchero industriali ricavati da riso o grano, così come barbabietola da zucchero. Queste sostanze risultano più difficilmente rintracciabili dalle analisi di rito rispetto per esempio a sciroppi analoghi ma ricavati da amido di mais o zucchero di canna, ora però più facilmente smascherabili dagli strumenti di analisi moderni. Va detto come l’utilizzo di queste sostanze non rappresenti un elevato rischio per la salute umana (che comunque, pur basso, esiste), ma è di fatto in tutto e per tutto una frode in commercio. Capace, tra l’altro, non solo di trarre in inganno i consumatori ma anche di danneggiare economicamente i produttori onesti.