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La visita del premier giapponese Kishida da Zelensky

Fumio Kishida era l’ultimo dei leader del G7 a non essersi recato a Kiev.

KIEV – Xi e Putin si stringono la mano al Cremlino e Fumio Kishida va a Bucha, depone fiori sul prato che copre quella che fu una fossa comune, prima d’incontrare a Kiev Volodymyr Zelensky. La visita del premier giapponese in Ucraina è l’altro verso della trama stretta di una tela diplomatica in fase di tessitura, ma con esiti ancora incerti.

Così, mentre si tenta di leggere tra le righe delle parole e sulle ombre dei gesti dell’incontro a Mosca, nella capitale ucraina arriva il capo del governo giapponese, che detiene la presidenza del G7 e ne prepara a maggio il summit a Hiroshima, al quale Zelensky ha accettato l’invito a parteciparvi in videoconferenza.

Il significato della visita – Era l’ultimo leader del gruppo dei Grandi che ancora non si era recato in Ucraina, sebbene Tokyo si sia già unita al gruppo di Stati che hanno imposto sanzioni alla Russia, guadagnandosi così l’etichetta di Paese ‘ostile’ a Mosca. Lo schieramento allora è chiaro e con Zelensky Kishida ha parlato del sostegno alla ricostruzione dell’Ucraina, mentre il presidente ucraino lo ha accolto come un «forte difensore dell’ordine internazionale» e «un amico di lunga data dell’Ucraina».

Intanto a Bucha Kishida non ha lesinato emozioni: «Sono indignato dalla crudeltà. Rappresento i cittadini giapponesi per esprimere le condoglianze a coloro che hanno perso la vita», ha detto visitando la città teatro dell’occupazione più violenta dello scorso anno. Poi a Kiev ha deposto una corona di fiori davanti al muro dei caduti, presso il monastero di San Michele. Ed è una visita storica quella di Kishida, perché è la prima di un premier giapponese in una zona di conflitto dalla Seconda guerra mondiale.