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La sinistra è una ruota a terra . Non c’è niente da fare. La costruzione del campo largo è puramente utopica. Ieri Carlo Calenda si è sfilato. Segnale più negativo non poteva esserci.

Un allargamento senza progetto

Letta in queste settimane aveva portato avanti una chiamata generale, contro il centrodestra. Non sulle proposte. Ma per evitare che Giorgia Meloni possa guidare il prossimo governo. Arrivando, con una retorica, neanche troppo originale, a parlare di pericolo per la democrazia, per la costituzione, per la presenza dell’Italia in Europa.

Tutti argomenti che hanno poca presa sull’elettorato. Tutti e tre i leader dei partiti del centrodestra hanno fatto parte di governi, anche ricoprendo la titolarità dicasteri ministeriali. Non hanno mai rappresentato un pericolo per la democrazia in questo paese.

Ma la cosa ancora peggiore  è che con un grandissimo numero di indecisi, il Partito Democratico continui a costruire un’area contro i programmi del centro-destra, senza puntare sul programma che dovrebbe convincere queste persone.

Un fronte fragile

L’allargamento dello schieramento, proposto a chiunque volesse contrastare il centrodestra, ne ha minato credibilità e stabilità. È diventato troppo eterogenea l’alleanza.

La scelta di Calenda in linea teorica doveva essere l’occupazione di un’area di centro alleata alla sinistra moderata. Invece il segretario del partito democratico si è lanciato nella costruzione di un fronte allargato, anche con la sinistra più estrema. Spesso in antitesi valoriale e programmatica con le proposte di Azione. Questo ha determinato la rottura.

Ma il danno più grave per la sinistra piddina risiede nel fatto che, il ritrarsi di Calenda, abbia palesato agli occhi degli italiani che non ci sono reali possibilità di vittoria. I voti al Partito Democratico ed suoi alleati saranno dati per fare opposizione. E questo allontana la possibilità di scelta, da parte di molte persone che ritengono che l’Italia debba avere un governo che prenda decisioni importanti e ben saldo.

Cosa significa la rottura di Azione

La rottura di Azione significa che dall’altra parte non c’è soltanto una sconfitta, ma una pesante sconfitta. La dirigenza di questo movimento ha scelto, di non condividere una debacle.

Carlo Calenda, aveva avuto importanti concessioni sulle quote delle candidature dei collegio uninominali. Ha preferito stracciare tutto, perché è abbastanza chiaro che gli italiani bocceranno questa  alleanza furor di popolo.

Il vero problema per la sinistra, adesso non è più soltanto la larghissima differenza sul proporzionale con il centrodestra. Ora arriva anche la situazione dei singoli collegi. Il PD ed i suoi alleati da una parte, il centro destra dall’altra, ora anche al centro Carlo Calenda ed a sinistra quello che rimane del Movimento Cinque Stelle.

Quello che può ottenere Conte, sicuramente lo ottiene ormai in contesa con la sinistra. La trasversalità pentastellata ormai è finita.

Carlo Calenda allontana dalla sinistra una grossa area di centro, che a destra è meglio presidiata da forzisti e centristi storicamente consolidati. Un erosione grave sui fianchi. A danno di uno schieramento fragile.

Con un simile scenario pochissimi collegi potranno essere spuntati dai candidati di coalizione per il centro-sinistra. Questo determinerà un importante indotto per la maggioranza governativa di centrodestra.

Già perché ormai nessun analista pensa seriamente che in una situazione del genere, il PD abbia possibilità di andare al governo. Come non lo pensa la maggior parte degli elettori.

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